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Il 26 gennaio prossimo i cittadini dell'Emilia Romagna saranno chiamati alle urne per rinnovare il consiglio regionale. È un appuntamento elettorale importante per gli equilibri politici nazionali, che si svolge però in un territorio che ha tentato di resistere alla crisi e che che negli ultimi due anni ha cercato di ripartire con performance migliori di altre regioni, ma in cui la Banca d'Italia registra comunque segni d'indebolimento nella seconda metà dell'anno scorso. “Siamo stati molto più reattivi nel contesto di crisi. Prima di altre abbiamo accelerato una ripresa che è stata prevalentemente trainata dall'export e dalle imprese di qualità. Oggi, però, avvertiamo pericolosi segnali di rallentamento che derivano dal quadro internazionale”, conferma ai microfoni di RadioArticolo1 Luigi Giove, segretario generale della Cgil dell'Emilia Romagna.
“Il nostro principale partner commerciale resta la Germania - continua Giove -, un Paese che ha subito un forte rallentamento della produzione industriale e fa venir meno l'apporto di componentistica delle nostre imprese. In ogni caso l'Emilia Romagna continua ad avere performance superiori rispetto alla media nazionale, ma soffre anche il più generale rallentamento dell'economia nazionale. Quando il Pil italiano si ferma intorno allo zero, pur essendo un territorio in crescita, anche qui il rallentamento è forte e significativo. E fa sentire anche i suoi effetti dal punto di vista occupazionale. Non è un caso se la cassa integrazione straordinaria e per riorganizzazione a settembre sia aumentata del 70% annuo”.
Domani (15 novembre) ci sarà anche la mobilitazione di tutti i lavoratori dell'edilizia. In Emilia Romagna, dopo 2 anni di ripresa del settore, i primi sei mesi del 2019 sono tornati a registrare un rallentamento. “Nelle costruzioni c'è stato un vero e proprio terremoto - conferma Giove -. Questa era la patria delle grandi cooperative edili, che sono praticamente scomparse tra il 2010 e il 2011. Abbiamo assistito ad amministrazioni controllate, fallimenti e grandi chiusure. In collaborazione con l'istituzione regionale, però, abbiamo saputo gestire gli effetti sociali di questa catastrofe”. Oggi che il comparto sembrava poter ripartire, invece, “il raffreddamento generale dell'economia ha avuto ripercussioni sul futuro delle costruzioni”. La Cgil conferma quindi che alcune opere infrastrutturali “che sono già state approvate e finanziate”, devono “essere immediatamente cantierate, come la bretella Campogalliano-Sassuolo, il passante autostradale bolognese e il raccordo della Cispadana”. Per Giove bisogna poi “dare gambe alla legge regionale sull'urbanistica, che si pone come obiettivo il consumo suolo zero, ed è un grande investimento di rimessa a sistema delle reti e dell'edilizia urbana”.
La Cgil, però, stima che le unità lavoro “continuino ad aumentare” e prevede che “continueranno a crescere anche per il prossimo anno”. I dati sugli occupati, però, “sono meno importanti di quelli relativi alle unità lavoro e le ore lavorate” che sono “ancora leggermente in crescita”. Dal punto di vista della qualità del lavoro, invece, “abbiamo esattamente i problemi che ci sono nel resto d'Italia”, con un “incremento a dismisura” della precarietà, della durata dei rapporti e nell'orario di lavoro”. Questo significa che la maggioranza delle imprese imprese emiliano-romagnole, “non sta facendo un investimento sul lavoro e sulle professionalità”.
“A noi – ha concluso Giove - piacerebbe che in vista del voto del 26 gennaio si discutesse di quale futuro vogliamo dare a questa regione, piuttosto che di altre discussioni che non riguardano il nostro territorio. In Emilia Romagna sono stati sottoscritti importanti accordi per la nascita di grandi imprese, oppure per mantenere la testa e il cuore di grandi imprese nel territorio. Sono queste le condizioni per creare occupazione di qualità, e contestualmente dobbiamo continuare ad essere attrattivi. È questa la discussione che ci interessa fare in vista delle elezioni regionali”.