Per fare il punto sullo stato della trattativa, alla luce degli incontri, fino ad ora svolti fra le delegazioni trattanti Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil dell’Emilia Romagna hanno convocato a Bologna, per venerdì 27 novembre 2015, l’attivo dei delegati del settore dell’industria alimentare in rappresentanza dei 30.000 lavoratori della regione. "Il contratto di lavoro scadrà alla fine del mese di novembre, ma sin dai primi incontri con Federalimentare si è palesata una posizione di totale chiusura verso le richieste sindacali- dicono in una nota stampa i sindacati –. Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil dell’Emilia Romagna giudicano inaccettabile la posizione negoziale assunta finora da Federalimentare, che offre aumenti indecorosi e pretende flessibilità unilaterali con ordini di servizio. Un atteggiamento che sembra voler riportare indietro le relazioni sindacali del settore di molti anni e che risulta tanto più inaccettabile se rapportata ai dati di riferimento che la stessa Federalimentare pubblica e poi nella trattativa del contratto, pare dimenticare. Il successo di Expo, i dati economici che parlano di una ripresa in atto nel paese e quelli, ancor più positivi, sulla crescita di fatturato ed export del settore".
"Inoltre, per i sindacati è inaccettabile che i risparmi fiscali e contributivi per oltre 8 miliardi € di cui il sistema complessivo delle imprese sta beneficiando, non vadano anche distribuito alle persone che lavorano nelle stesse con decorosi aumenti salariali. Per questo Fai, Flai e Uila, come ribadito nell’Attivo nazionale del 3 novembre scorso, respingono con forza la contro-proposta di Federalimentare di un incremento retributivo di 7 euro mensili per il prossimo triennio, contro una richiesta sindacale per quattro anni di un incremento complessivo di 150 euro".
"La proposta salariale, per Flai-Cgil, Fai-Cisl E Uila Uil è basata su un ragionamento di semplice buon senso: in un paese dove l’inflazione tende a zero e dove, al contrario, cresce il Pil e con esso la ricchezza occorre redistribuire e incrementare i salari anche al fine di muovere la domanda interna. Ancor più inaccettabile l'idea avanzata dalla parte datoriale di abolire tutte le flessibilità contrattuali, destrutturando l'attuale sistema e introducendo un orario settimanale con la possibilità di picchi fino a 72 ore".
“Il rinnovo del contratto nel settore alimentare – hanno dichiarato i segretari regionali di Flai-Fai-Uila Franciosi, Bergonzini e Modanesi - si preannuncia un importante banco di prova per verificare la volontà delle imprese di costruire un modello di relazioni sindacali moderno che vede nel lavoro un alleato per costruire uno sviluppo basato sulla qualità delle produzioni”.