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Rabbia e delusione, questi gli stati d’animo dei 500 lavoratori della Embraco di Riva di Chieri (Torino), che stamani (martedì 20 febbraio) si sono ritrovati davanti ai cancelli della fabbrica, dopo la rottura delle trattative tra governo e multinazionale. I tempi, inoltre, sono anche molto stretti: il 25 marzo finirà la procedura di mobilità e i lavoratori saranno tutti licenziati. Indetto per oggi uno sciopero di quattro ore (dalle ore 8 alle 12) dei lavoratori del primo turno, i lavoratori del secondo e terzo turno scioperano dalle 18 alle 22 e dalle 2 alle 6 del mattino di mercoledì 21. I sindacati dei metalmeccanici hanno anche proclamato una manifestazione a Torino per venerdì 2 marzo, cui parteciperanno i segretari generali di Fiom Cgil (Francesca Re David), Fim Cisl (Marco Bentivogli) e Uilm Uil (Rocco Palombella).
A provocare la protesta il “no” dell'azienda del gruppo Whirlpool - che intende delocalizzare la produzione in Slovacchia - alla richiesta dell’esecutivo di sospendere i licenziamenti e consentire la cassa integrazione allo scopo di avere il tempo per esaminare proposte di reindustrializzazione dell’impianto.
Un diniego che ha provocato la veemente reazione del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, volato di corsa a Bruxelles per discutere della vertenza con la commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager. "La commissaria mi ha assicurato che la Commissione è molto intransigente nel verificare i casi in cui c'è un problema di uso sbagliato dei fondi strutturali, o, peggio, di aiuto di Stato per attrarre investimenti da Paesi che sono parte dell'Unione" afferma il ministro, dopo aver incontrato la numero uno della Dg Concorrenza a Bruxelles. "Alla commissaria danese - ha continuato Calenda - ho detto che l'Italia le manderà a brevissimo una proposta di istituire un fondo che, in caso di delocalizzazioni produttive verso i Paesi dell'Est, gestisca la transizione industriale con un'intensità superiore a quella della normale normativa sugli aiuti di Stato". Secondo l'esponente del governo italiano "la commissaria Vestager capisce che il problema c'è, peraltro hanno una serie di casi che stanno analizzando, oltre a quelli che gli abbiamo sottoposto noi". Calenda ha concluso affermando che "non abbiamo proposto ritorsioni, abbiamo trovato una soluzione che può funzionare, e che consente, stando dentro ai Trattati, di occuparsi di un tema che è quello delle reindustrializzazioni che sarà centrale delle nostre economie nei prossimi anni".
“La posizione di Embraco si conferma irresponsabile e provocatoria. Alla richiesta dei sindacati e dello stesso ministro Calenda di sospendere i licenziamenti e attivare la cassa integrazione per permettere di ricercare soluzioni industriali alternative a difesa dell'occupazione, l'azienda risponde con la provocazione dei part-time, azzerando salari e diritti dei lavoratori". A dirlo è il segretario confederale della Cgil Maurizio Landini: "Questa è la logica del massimo profitto, che trova nelle delocalizzazioni verso i Paesi a basso costo del lavoro il modo per risolvere i problemi della competizione, dopo aver ricevuto dallo Stato italiano nel passato milioni di euro finanziamento. Tutto ciò è inaccettabile”.
Al governo italiano la Cgil chiede “di adottare tutte le misure necessarie per scongiurare questo esito. In particolare va affrontato il tema della delocalizzazione verso quei Paesi europei che agiscono in condizioni di dumping. Altri casi analoghi hanno già ampiamente penalizzato il lavoro italiano e l'occupazione. È arrivato il tempo di adottare, anche nel rapporto con l'Unione Europea, norme generali in grado di frenare questo esodo e di agire in condizioni di parità e trasparenza”. All'Embraco, infine, il segretario confederale Maurizio Landini chiede “di rivedere le proprie posizioni e rendersi disponibile per una trattativa in condizioni radicalmente diverse da quelle prospettate”.
Il ministro Calenda è oggi a Bruxelles per chiedere all’Unione Europea di impedire questa concorrenza sleale. “Ci sono Paesi che hanno un costo del lavoro più basso” ha spiegato Calenda: “Io non posso fare una norma che dice che per Embraco il costo del lavoro è un tot più basso, perché sarebbe un aiuto di Stato. Ma penso si possano interpretare i trattati, nel senso di dire che in questo specifico caso, cioè di un'azienda che si muove verso la Slovacchia, questa normativa può essere derogata”. Per il ministro dello Sviluppo economico “ci vuole un globalization adjustment fund, ossia un fondo di reindustrializzazione che prevenga le delocalizzazioni e metta pacchetti che vadano oltre la normativa sugli aiuti di Stato”. Per Calenda, infine, la “situazione sleale dell'Est è intollerabile. Se un lavoratore è pagato la metà di quello italiano, noi non possiamo competere ad armi pari visto che questi Stati hanno pari accesso al mercato europeo. Questo è il nodo su cui si deve intervenire”.
(ultimo aggiornamento: ore 13.26)