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#IlVotochecambia. Quello alle candidate e ai candidati della Cgil alle prossime elezioni del 3-4-5 marzo per il rinnovo delle Rappresentanze sindacali unitarie nei settori pubblici. Il voto che cambia perché rivendica 'Lavoro, contratto, diritti'. E la partecipazione di quanti, ogni giorno, mettono faccia e impegno per garantire i servizi ai cittadini di questo paese.
Sono stati alcuni di loro, candidati nelle liste Cgil, i protagonisti dell'iniziativa organizzata oggi al Teatro Brancaccio di Roma dalle categorie della Funzione Pubblica e dei Lavoratori della conoscenza, alla presenza dei segretari generali Rossana Dettori e Domenico Pantaleo, insieme alla leader Cgil Susanna Camusso. Anna Maria Pezzuto, docente di una scuola primaria di Mantova; Francesca Gavati, dipendente della Provincia di Vibo Valentia; Francesco Donadio, assistente tecnico di un istituto professionale di Firenze; Annarita Aufiero, dipendente del ministero del lavoro di Torino; Eva Ciavolino, infermiera di sala operatoria al Policlinico di Modena; Pamela Angius, precaria dell’Università di Bari. Coordinati dall'ironia di Dario Vergassola.
Si è parlato di tagli alla scuola, di classi superaffollate e di cattive condizioni dell'edilizia scolastica, ma anche di tanto - e da lungo - lavoro precario. “Il governo ha in testa la brutta scuola, dove c'è la competizione individuale. Quando c'è bisogno di investimenti - afferma Domenico Pantaleo -. Un paese che guarda al futuro deve investire nella conoscenza. Più istruzione significa anche più inclusione, democrazia, significa avere cittadini consapevoli'.
Sul precariato, che per molti si traduce in disperazione, il dirigente sindacale è netto: "Va stabilizzato tutto, senza contrapposizioni tra lavoratori. Noi vogliamo una scuola di qualità ma anche lavoro di qualità dentro la scuola. Concetti che a Renzi vanno un po' stretti". Eppure c'è anche tanto di sentenza europea che ha stabilito che i contratti precari nella scuola sono illegittimi. "È una sentenza importantissima, ma ci vuole volontà per affermarla, invece di creare nuovo precariato e contrapporre i tanti precari tra loro”. Tanto più è di grande valore, allora, che a questa tornata elettorale i precari votino e siano candidati: "vuol dire riunificare il mondo del lavoro".
Il governo con le sue politiche sta sempre più minando lo spazio pubblico. Portando la precarietà anche tra le fila di chi un posto stabile l'aveva guadagnato. Lo sanno bene i lavoratori delle province che, con il riassetto istituzionale, non sanno quale sarà la loro sorte. Sono 20mila, in tutta Italia, quelli che rischiano il posto di lavoro. "Bisogna far cambiare cultura a questo governo", incalza Rossana Dettori, "guardando a come esso non punti a valorizzare lavoro e servizi ma solo a licenziare. O a mortificare le varie professionalità, come dicono il blocco dei contratti, le mancate assunzioni, il demansionamento. Ma anche lo stesso eludere il confronto con le parti sociali, preferendo il social via tweet".
Eppure le problematiche sono serie. Alcune toccano persino l'incolumità fisica, sempre più messa a rischio per gli ispettori del lavoro e tutte quelle figure che operano per il rispetto delle regole. "L'attacco al Ministero del Lavoro è la stessa idea di attacco alla funzione di controllo ispettivo. L'idea del governo è di fare un'agenzia centralizzata del lavoro, svuotando le periferie di luoghi pubblici che garantiscono trasparenza e legalità. Noi abbiamo un'altra idea di pubblica amministrazione" dice Dettori, evidenziando come invece non si contrastino abbastanza l'evasione fiscale e contributiva, il lavoro nero.
C'è poi il tema del diritto alla salute e lo smantellamento progressivo del servizio sanitario nazionale. Con 9 milioni di italiani che stanno rinunciando a curarsi. "Noi vogliamo ripristinare l'idea di un servizio sanitario nazionale, con livelli essenziali di assistenza che siano dati per tutto il paese, non solo dove si può - afferma Susanna Camusso -. Ma bisogna avere l'idea di un pubblico al servizio dei cittadini. Il tema è l'unità del paese. Per questo non bisogna tagliare, continuare ad avere i ticket e organici insufficienti. Bisogna costruire servizi e tenerli in modo che ognuno possa davvero accedere alla sanità".
"Come insegna tutta la storia della Cgil fondamentale è non rassegnarsi allo status quo o al peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone. Metterci la faccia, per le candidate e i candidati nelle liste Cgil, significa assumersi la fatica, l'orgoglio e la responsabilità di questa battaglia. Sostenere nel concreto la solidarietà, l'uguaglianza, la dignità. "E la libertà, cioè il poter progettare se stessi - conclude il segretario generale -. Aderire e votare la Cgil allora è un'azione, il non rassegnarsi a poter cambiare collettivamente la condizione delle persone".