Il ritiro annunciato di ArcelorMittal non riguarda soltanto i lavoratori di Taranto o degli stabilimenti liguri, piemontesi e veneti. C’è un effetto domino, che rischia di avere esiti altrettanto drammatici. È il caso della Sanac, azienda con 372 dipendenti e quattro stabilimenti, attiva nella produzione di refrattari di acciaio, assorbita per il 70 per cento all'ex Ilva. L’accordo con ArcelorMittal per l’ex Ilva prevedeva anche che l’azienda fosse acquisita dalla multinazionale indiana entro il 20 dicembre: ora tutto torna in discussione e il futuro dei lavoratori, per cui è stata annunciata la cassa integrazione straordinaria, rimane appeso a un filo.

La situazione dell’azienda è al centro del vertice di oggi (mercoledì 13 novembre) a Roma, alle ore 11 presso la sede del ministero dello Sviluppo economico, tra governo e sindacati. “Ci auguriamo che il governo riesca a recuperare questa situazione che ha creato togliendo l'immunità a Mittal e dandogli un elemento per andare via”, commenta Giampiero Manca, segretario generale della Filctem Cgil della Sardegna: “Sanac produce mattoni refrattari, se chiudono i forni la produzione diventa inutile. La richiesta che facciamo alle istituzioni è di non perdere neanche un posto di lavoro, non ce lo possiamo permettere”.

La Società anonima nazionale argille e caolini (Sanac) è leader in Italia nel settore dei refrattari uso siderurgico (ma è in grado di sviluppare, su richiesta, prodotti per qualsiasi utilizzo), coprendo circa il 35 per cento del mercato nazionale. Fondata nel 1939 per volontà dell'Iri, a metà degli anni novanta passa al gruppo Riva. La crisi della siderurgia e il calo delle commesse la portano nel 2015 all'amministrazione straordinaria. La società ha quattro sedi: Massa (120 dipendenti), Gattinara (Vercelli, 102), Vado Ligure (Savona, 80) e Assemini (Cagliari, 70 dipendenti).

“Dobbiamo essere preparati anche a un piano B, quando bisogna salvare un’azienda si deve agire su più fronti”. Così la sottosegretaria allo Sviluppo economico Alessandra Todde, intervenuta nei giorni scorsi a un tavolo istituzionale sulla vertenza convocato nella sede della Provincia di Massa Carrara. “Se non andasse in porto l'acquisizione e Sanac dovesse tornare sul mercato, senza più il 70 per cento delle commissioni che adesso le arrivano dall'ex Ilva di Taranto, dovrà diventare competitiva sul mercato e trovare nuovi clienti, perché non esistono i salvatori della patria”, ha concluso l’esponente dell’esecutivo: “Non abbiamo la bacchetta magica, ma il governo c’è e farà di tutto per salvaguardare i posti di lavoro. Nel tavolo al ministero (ndr. quello odierno) definiremo tutte le possibilità da esplorare”.

(mt)