Riformare le relazioni industriali per renderle più incisive di fronte all’incalzare della competizione globale delle economie e delle imprese. Su questo tema di straordinaria attualità, ma da sempre al centro degli interessi dei Quaderni, la rivista torna a interrogarsi e lo fa – ancora una volta – con il contributo di alcuni fra i più autorevoli esperti, sia italiani che europei. Introdotta da un’ampia e approfondita intervista a Susanna Camusso sul rilancio della contrattazione e del sindacalismo confederale, la sezione tematica è intitolata proprio Le relazioni industriali nella globalizzazione.

Sugli attuali assetti e sulle tendenze intervengono Mimmo Carrieri, Ida Regalia, Tiziano Treu, Beppe D’Aloia, Raffaele Del Vecchio. Un aspetto centrale riguarda l’erosione dei sistemi contrattuali adottati nei paesi più avanzati. Un’erosione che viene segnalata da tempo ma che è stata a lungo sottovalutata, perché le fonti di rilevazione fornivano dati rassicuranti sulla percentuale di lavoratori tutelati. In realtà, si può parlare di una vera e propria ‘svolta a destra’ dei vari sistemi europei, in una prospettiva di sostanziale convergenza al ribasso.

Le analisi contenute in questo numero mostrano con chiarezza come il contratto nazionale classico attecchisca molto meno rispetto al passato, sia nel nostro paese sia su scala internazionale. La moltiplicazione delle deroghe e degli accordi di concessione in Germania, Francia, nella stessa Italia, costituiscono un segnale piuttosto nitido. In molte realtà aziendali si delinea un nuovo scambio, quasi sempre necessario ma non entusiasmante per i lavoratori, tra maggiore flessibilità, soprattutto negli orari, contenimenti (e qualche volta congelamenti) salariali, e conservazione del posto di lavoro.

Thomas Gualtieri raffronta il modello italiano con quello mediterraneo, cogliendo le analogie ma soprattutto le differenze. E nonostante l’Italia condivida con gli altri paesi mediterranei la natura e le attitudini delle organizzazioni sindacali, l’anomia legislativa e l’“informalità” da cui sono affette sia la concertazione sia la contrattazione collettiva, le rende di gran lunga meno stabili che altrove.

La crisi economica da un lato e l’acuirsi dei contrasti intersindacali rivelano oggi la vulnerabilità a cui è esposto, più di molti altri, il nostro modello di governo dell’economia. Il contrasto col sistema tedesco, di cui si occupa diffusamente Jacopo Pepe, non potrebbe essere più stridente. Per addentrarsi su questo terreno occorre pensare anche a strumenti di relazioni industriali transnazionali. Ad esempio, ma non solo, a quelli di cui parlano nel loro contributo Telljohann e altri ricercatori europei, soffermandosi sulla diffusione in corso degli accordi quadro internazionali. Questi sono mirati alla realizzazione di standard sociali minimi in tutte le sedi dei gruppi transnazionali, per evitare che i lavoratori di uno stesso gruppo siano soggetti a regole drasticamente diverse – magari peggiorative – a seconda del paese in cui il gruppo opera.

Nella sua riflessione Roland Erne rivela criticamente come non solo l’uscita dal liberismo avvenga all’insegna dello stesso liberismo, un po’ dimagrito delle scorie finanziarie, ma con il passaggio a una regolazione diretta dalle aziende: un cambiamento – sostiene Erne – più simbolico che pratico.

Anche la sezione Confronti insiste di fatto sulle stesse problematiche. Piero Pessa e Francesco Garibaldo proseguono la discussione sul caso Fiat, già avviata sui numeri precedenti, declinandola sul ‘dopo Mirafiori’. Cevoli e Busilacchi recensiscono invece il libro di Ida Regalia Quale rappresentanza. Dinamiche e prospettive del sindacato in Italia (Ediesse 2009).  

In Tendenze intervengono Agostini e Malerba in tema di Wcm (World class manufacturing) e nuova organizzazione capitalistica del lavoro. Pini, Mazzanti e Montresor trattano delle strategie innovative delle imprese emiliano-romagnole, mentre Fortunato presenta un’indagine sul lavoro nei call center della Calabria. Una giuslavorista spagnola (L.M. Méndez) ci spiega come si modifica la normativa della Spagna, grazie agli incentivi all’assunzione a tempo determinato con l’impiego del contratto di fomento de empleo.

Infine Edomondo Montali, per la Fondazione Di Vittorio, con la seconda e ultima parte della sua storia dei 150 anni dell’Unità d’Italia.  

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