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Bene. I cosiddetti “tecnici” del ministero del lavoro stanno lavorando alle modifiche del ddl secondo le indicazioni del Capo dello Stato. Ma quali modifiche? E sulla base di quale confronto con le parti sociali? Tutto ciò non è dato sapere. Anzi, quello che è certo è che il governo è determinato ad andare avanti, che gli imprenditori insieme a Cisl e Uil non vogliono rinunciare all’”avviso comune” di fatto sconfessato da Napolitano, e che il nuovo testo confermerà la certificazione dei contratti e l’arbitrato. E’ quindi evidente che ci riproveranno, e cioè tenteranno di nuovo di impedire al lavoratore, il soggetto debole, di ricorrere alla magistratura per far valere i propri diritti. Si tratta di una libera scelta che non a caso è garantita dalla Costituzione a tutti i cittadini italiani, ma che ai lavoratori verrebbe preclusa. Una scelta negata perché il neo assunto firmerebbe qualunque documento pur di formalizzare un rapporto di lavoro, inseguito magari da anni e finalmente ottenuto.
Figuriamoci se non sottoscriverebbe la rinuncia perenne a ricorrere ai giudici per essere tutelato! E poi, vogliamo parlare del cosiddetto arbitro che tanto piace a Bonanni e Angeletti? Dicono che la giustizia del lavoro è lunga. Ed allora il governo si adoperi per rendere più efficienti gli uffici e più rapidi i giudizi, ma evitiamo di spazzar via il diritto del lavoro del nostro paese.
E poi, sempre sull’arbitro, parliamo di un singolo soggetto o di un collegio scelti dalle imprese e dai sindacati? E che succederebbe se le parti sociali non si mettessero d’accordo sulla scelta di questo arbitro? Una ipotesi di modifica riguarderebbe, dicono, la rinuncia del ministro del lavoro ad indicare l’arbitro in assenza di una intesa. D’accordo, ma allora verrebbe restituita al lavoratore la possibilità di ricorrere al giudice, in particolare quando la controversia riguardasse i diritti inderogabili? Improbabile.
E’ proprio l’arbitrato che non regge, che è incostituzionale, come dice la Cgil. Si tratta di un istituto utilizzato secondo una concezione tutta ideologica e impropria degli enti bilaterali, ben oltre le naturali aree della previdenza, dell’assistenza e della sicurezza sul lavoro.
Napolitano ha fatto la sua parte e per questo va ringraziato. Ma è chiaro che la partita non è chiusa, è solo rinviata.