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Settimana conclusiva della mobilitazione territoriale per “Contratto Subito”. Con gli scioperi e le manifestazioni di questa settimana si chiude una nuova tappa dell'impegno messo in campo dai sindacati dei lavoratori dei servizi pubblici di Cgil, Cisl e Uil per il rinnovo dei contratti, che – vale la pena ricordarlo – sono scaduti da sette anni. Partita ai primi di aprile con lo sciopero della Lombardia, la mobilitazione, cresciuta con centinaia di assemblee in tutti i luoghi di lavoro, ha attraverso tutto il Paese, regione per regione, con scioperi e manifestazioni che hanno portato in piazza migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori dei servizi di pubblica utilità.
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Domani (24 maggio) e poi mercoledì 25, per chiudere con la giornata del 26 maggio, la mobilitazione legherà idealmente tutta la penisola. A scioperare per prima sarà l'Emilia Romagna, il giorno dopo sarà il turno della Campania, del Lazio e dell'Umbria, per terminare giovedì con la Liguria e il Veneto. Una “tre giorni” che vedrà in piazza gli addetti di ben sei regioni, da Nord a Sud, con un obiettivo preciso: ottenere il sacrosanto rinnovo, negato per legge dal 2010, per tutti. Un inciso, quest’ultimo, d'obbligo, dopo le indiscrezioni, confermate dalla stessa ministra della Pubblica amministrazione Marianna Madia, di ipotesi allo studio da parte del governo di un rinnovo dei contratti solo per alcune categorie di lavoratori – in ragione del reddito – e non per tutti.
“Anni di blocco, sia per quanto riguarda i rinnovi contrattuali che il turn over, hanno determinato riflessi non solo sui lavoratori stessi, ma anche, e soprattutto, sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini”, spiega Rossana Dettori, segretario generale della Funzione pubblica Cgil, che tira così le fila di questa intensa mobilitazione condotta con Cisl Fp, Uil Pa e Uil Fpl. “Pancia a terra, territorio per territorio, sensibilizzando le istituzioni locali, con l’impegno dei lavoratori e il coinvolgimento dei cittadini, stiamo rivendicando un diritto, sancito per altro dalla Cassazione quasi un anno fa, ovvero il rinnovo non più rinviabile dei contratti pubblici. Che è allo stesso tempo un diritto dei cittadini-utenti, perché siano garantiti loro servizi migliori e al passo con i tempi”.
Al momento, con le risorse messe in campo, pari a 300 milioni (comprese le forze dell’ordine), e con le intenzioni del governo di destinarle solo a chi è al di sotto di una certa fascia di reddito, i rinnovi rischiano di toccare solo una piccola percentuale degli oltre tre milioni di lavoratori pubblici. “Lo abbiamo detto: per noi il punto fermo è il rinnovo dei contratti per tutti. Ma è arrivato anche il momento di dire basta a indiscrezioni e a dichiarazioni, ora serve mettersi al tavolo e dare il via alle trattative. Basta rinvii, soprattutto dopo la firma dell’accordo quadro sulla riduzione dei comparti”, ribadisce Dettori. Anche qui, vale la pena ricordare che il governo ha sempre imputato alle organizzazioni dei lavoratori la responsabilità dello stallo nelle trattative sui rinnovi, determinato, a suo dire, da “difficoltà sindacali” nel processo di sintesi dei comparti. Stallo ampiamente superato con l’accordo sottoscritto all’Aran il 5 aprile scorso.
Per dare l’avvio alle trattative, finita la mobilitazione “a scacchiera”, l’impegno dei sindacati non si ferma: “Con maggiore forza continueremo a rivendicare l'avvio del confronto per i rinnovi. Per questo – annuncia la segretaria generale della Fp Cgil – immediatamente dopo la conclusione di questa campagna articolata di proteste, ci incontreremo con Cisl e Uil per valutare le proposte e le azioni da mettere in campo”. Con un solo e unico obiettivo: #ContrattoSubito, #XTUTTI.