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Un accordo che salva 530 lavoratori. La Tct Taranto Container ha revocato i 530 licenziamenti che sarebbero scattati la mattina del 10 settembre, a seguito dell’accordo firmato oggi da Leo Caroli, a capo della Task Force regionale pugliese per l’occupazione e dai sindacati. L’accordo prevede la copertura attraverso gli ammortizzatori sociali in deroga che danno continuità reddituale e contributiva ai lavoratori che non saranno più licenziati, ma al contempo non peseranno sull’azienda ormai in liquidazione. Ne dà notizia la Cgil Puglia.
La copertura finanziaria è stata ottenuta mediante un decreto interministeriale che assegna ulteriori risorse alla Puglia per la gestione degli ammortizzatori in deroga per fronteggiare le diverse crisi. Quindi una deroga alla deroga cioè senza prescrizioni ne limiti pur previsti dalla normativa nazionale. L’accordo prevede anche che dal primo gennaio 2017 la costituenda agenzia portuale tarantina governata da autorità portuale, istituzioni locali e sindacato acquisisca tutte le attività portuali di Taranto in modo da assorbire gradualmente tutti i 530 lavoratori.
“Ora però occorrerà vigilare – ribadisce il segretario generale della Cgil Puglia Pino Gesmundo – sia affinché governo, Regione e autorità portuale onorino gli impegni assunti sia per la costituzione della nuova società portuale, sia affinché i lavoratori dal primo gennaio 2017, pur nella gradualità, siano riassorbiti”.
Altro successo è quello ottenuto sulla vicenda della Om Carrelli. Oggi è stato siglato un accordo durante una riunione della Task Force regionale in cui sindaco e giunta di Modugno, superando diffidenze e perplessità, si sono riunti in Regione con sindacati e amministratori delegati (della Tua Autoworks e della Om). L’accordo è stato propedeutico alla sottoscrizione del rogito notarile che sancisce la cessione dello stabilimento dalla Om all’amministrazione di Modugno ad uso gratuito e definitivo e in contemporanea la cessione a contratto di fitto dall’amministrazione di Modugno agli americani della Tua Autoworks che hanno da questo momento titolo di possesso in fitto del capannone.
“È quindi vinta – afferma Gesmundo – la battaglia di quei 184 lavoratori di diventare proprietari del capannone e al tempo stesso governare il processo di reindustrializzazione. Si tratta del primo esempio in Italia che utilizza la legge del ’96. Ora chiediamo l’immediato confronto sul piano industriale, valorizzando le competenze e le aziende del territorio e su quello assunzionale. Confronto e concertazione – conclude Gesmundo – sono gli strumenti per superare e vincere le crisi. Quando si è capaci di fare sistema i risultati arrivano. Non è un caso che l’accordo sindacale in questo caso sia propedeutico alla definizione dell’accordo formale. Per questo ribadiamo la richiesta di aprire un tavolo per affrontare le politiche complessive di sviluppo del territorio a partire dalle risorse disponibili”.