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Dopo settimane di scioperi, il 6 febbraio è stato raggiunto un accordo tra i metalmeccanici tedeschi dell’Ig Metall e gli industriali di Stoccarda sull’orario di lavoro, definito da tutti innovativo. Si tratta di un accordo-pilota che contempla un incremento delle retribuzioni del 4,3% (corrispondente a quasi il triplo dell’inflazione programmata) a partire da aprile e che coinvolge circa 900.000 lavoratori in una zona tra le più industrializzate d’Europa come il Baden-Wurttemberg, dove hanno sede anche grandi gruppi come le case automobilistiche Daimler e Porsche. L'intesa si caratterizza per una particolare flessibilità, insita nella disponibilità del lavoratore che può decidere di passare a una settimana di 28 ore a carico dell’azienda per un tempo limitato di due anni e avere così più tempo a disposizione per la propria vita personale.
“Indubbiamente l'accordo costituisce una svolta – afferma Fausto Durante, responsabile Area politiche europee e internazionali della Cgil ospite di Ellemondo, rubrica di RadioArticolo1 – e due sono i caratteri innovativi: il primo è che viene ribadita la centralità del contratto collettivo nazionale di lavoro come strumento per la crescita salariale. Richiesta che la Cgil sta facendo alla Confindustria e alle altre associazioni dei datori di lavoro del nostro Paese, perché non si può pensare che gli aumenti in busta paga arrivino solo in caso di alta inflazione o attraverso un incremento di produttività in azienda. Insomma, il ccnl come leva per una politica per la redistribuzione della ricchezza e per la spinta alla ripresa della domanda interna".
L'altro elemento innovativo è il miglioramento della qualità del rapporto vita-lavoro che diventa importante quanto l’aumento del salario. "Oggi più che mai c'è necessità di avere una manodopera motivata, non stressata e non condizionata negativamente da una prestazione lavorativa svolta in condizioni sfavorevoli. Quella raggiunta, è un’acquisizione che cambia il paradigma culturale della costruzione della piattaforme. Ed è il modo migliore per superare la distanza tra qualità del lavoro e qualità della vita, e per incrociare la necessità di redistribuzione della ricchezza e degli orari che l’industria 4.0 presuppone. Sono elementi su cui riflettere a lungo anche nel nostro Paese, al fine di per superare quello le nuove tecnologie pretendono".
Importante, come è stato notato da molti il capitolo che riguarda la riduzione dell'orario di lavoro, con la possibilità di passare da 35 a 28 ore settimanali per tutte le persone che ne fanno richiesta in un arco da sei mesi a due anni, con una soglia massima richiesta del 10% dei dipendenti. "Parliamo di persone che devono assistere un parente malato o seguire meglio i propri figli o per altro ancora, che vogliono adeguare l’orario alle proprie necessità. L’orario flessibile è un punto di equlibrio nelle relazioni tra impresa e lavoratore e diventa uno strumento non solo a disposizione delle imprese, ma prevede un protagonismo individuale contrattato, nell’ambito di un perimetro di regole definite, anche da parte del lavoratore", prosegue l'esponente Cgil.
"Indubbiamente questo accordo è un compromesso. Chi passa temporaneamente a 28 ore, mantiene il diritto a tornare a 35 quando lo desidera, in cambio però di una piccola rinuncia salariale, perché l’intesa prevede, oltre agli aumenti salariali, anche dei bonus e degli extra. Parliamo di una somma pari al 27,5% del salario medio annuo della retribuzione e di un bonus annuo di 400 euro: chi passa a 28 ore deve rinunciare a tali opportunità", osserva il sindacalista.
In cambio, però, se il lavoratore sceglie di rinunciare a una parte extra della retribuzione per diminuire l’orario, avrà diritto a ulteriori otto giorni di riposo all’anno, di cui due a carico dell’impresa. "Insomma, si va oltre le barriere tradizionali della rigidità della prestazione di lavoro per quanto riguarda l’orario, In pratica, si realizza uno scambio tra flessibilità oraria, dinamica salariale, esigenze del lavoratore ed esigenza collettive dell’impresa, che d’altro canto, può chiedere, a chi fa 35 ore, ma vorrebbe lavorare di più, anche di arrivare fino a 40 ore settimanali in cambio di una compensazione economica", rileva ancora Durante.
"Insomma, è un'intesa che ha una complessità e un’importanza tale da metterla tra i raggiungimenti più avanzati del sindacalismo in questo inizio di secolo. È una rivoluzione, ancora difficilmente esportabile e applicabile da noi. Noi dobbiamo aspirare a migliorare le condizioni di lavoro in Italia. A Confindustria diciamo di non guardare alla Germania solo per le convenienze delle imprese, ma anche per quelle del lavoro e per un sistema di relazioni, di partecipazione, informazione e consultazione dei lavoratori che sicuramente si potrebbe sperimentare anche nel nostro Paese", conclude Durante.
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