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Da quando è crollato il Ponte Morandi a Genova, l'agosto scorso, a oggi la Liguria ha perso oltre 5 mila contratti di lavoro dipendente. È quanto emerge dai dati Inps regionali resi noti questa mattina e relativi all’Osservatorio sul precariato riferiti al periodo luglio – settembre 2018. In attesa dei dati Istat di metà dicembre sull’occupazione nel suo complesso, è già possibile tracciare un bilancio allarmante. Il confronto tra il terzo trimestre del 2018 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente registra una contrazione delle assunzioni dell’11,6 per cento con 5.385 contratti di lavoro in meno, che passano dai 46.460 del terzo trimestre 2017 agli attuali 41.075. Su 100 contratti attivati, solo 17 sono contratti di lavoro stabili. Per Marco De Silva, responsabile dell'ufficio economico della Cgil Liguria, “il peso marginale delle tipologie di contratti in aumento nel trimestre non compensa il calo dei contratti a termine e di quelli più instabili (somministrati e intermittenti) che hanno sùbito risentito della congiuntura sfavorevole nella nostra regione”.
I dati liguri seguono il trend di quelli nazionali licenziati la scorsa settimana e, se si guarda al tipo di assunzione, si può notare come, seppur in calo, resistano i contratti a tempo indeterminato con un piccolo +2,9 per cento e gli stagionali con un +7,2 per cento. Sono proprio i contratti agevolati, e tra questi quelli dedicati ai giovani, a rappresentare una, seppur contenuta, buona notizia, come spiega De Silva: “Sul totale delle 4.721 assunzioni a tempo indeterminato, solo 342 sono quelle sostenute da agevolazioni contributive e ben 269 (il 79 per cento) sono da imputare all’esonero contributivo per i giovani”. Ma al tempo stesso, sempre in riferimento al lavoro dei giovani, De Silva segnala che “il contratto di apprendistato che da sempre è il contratto a causa mista destinato ai giovani sino ai 29 anni, inizia a mostrare segni di crisi: le stabilizzazioni calano del 24 per cento e le cessazioni aumentano del 2 per cento”.
Tornando al calo delle assunzioni è da sottolineare come il dato abbia colpito quasi indifferentemente sia le donne sia gli uomini con un -12,5 per cento le prime e un -10,5 per cento i secondi. Sempre De Silva sottolinea il dato dei part time: “Le assunzioni a tempo parziale sono il 40 per cento del totale, in calo del 10,5 per cento sul terzo trimestre 2017. Le assunzioni non a part time rappresentano il 59,4 per cento del totale e subiscono una contrazione ancora maggiore, meno 12,5 per cento sul terzo trimestre 2017”.
Per Federico Vesigna, segretario generale Cgil Liguria, “è evidente che la Liguria del dopo Ponte Morandi inizia a pagare un prezzo che non è solo quello della tragedia che ha colpito 43 innocenti, ha provocato il dramma degli sfollati e ha messo in ginocchio l’economia di un quartiere. Tutta la Liguria paga le conseguenze di quanto è accaduto. Il dramma che ci ha colpito è tale che è difficile anche quantificare e immaginare quali saranno le conseguenze sulla nostra economia".
"È evidente - prosegue il dirigente sindacale - che il decreto Genova non risolve né le questioni genovesi, né tanto meno quelle regionali per le quali avevamo chiesto al governo di mettere a disposizione maggiori risorse in una visione di rilancio dell’economia ligure. Per contro il governo ha tardato ad emanare il decreto, non ha ritenuto di dover estendere al resto della regione gli ammortizzatori sociali, complica le operazioni legate alla ricostruzione del ponte. A fronte di tutto ciò, il governo ingarbuglia situazioni che sono già abbastanza complicate, penso in particolare all’idea di scegliere il commissario per Piaggio Aero per sorteggio, atto che allungherà i tempi. La Liguria però, tutto questo non può permetterselo”, conclude Vesigna