Le donne della Cgil di Barletta - Andria - Trani contro la violenza di genere. In occasione del 25 novembre, la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, le rappresentanti di alcune categorie del sindacato hanno voluto dire la loro in un momento storico in cui “in Italia una donna su tre subisce violenza soprattutto in casa e sul lavoro, calano le denunce ma non i femminicidi. In Italia le leggi sulla violenza contro le donne sono in linea con gli standard europei, ma le tutele effettive no. Urge da parte di ognuno un impegno ed un’assunzione di responsabilità perché, per citare Martin Luter King, ‘ciò che deve spaventarci non è la violenza dei cattivi ma l’indifferenza dei buoni’”.
“Parlare del mondo delle donne non è sempre facile, mi soffermo su ciò che vivo quotidianamente da operaia calzaturiera. Noi tutte – osserva Angela Seccia, segretaria Cgil Bat e Filctem Cgil Bat/Foggia – speravamo nella ‘rivoluzione’ che avrebbe dovuto seguire il tristemente noto ‘3 ottobre di Barletta’ ma, con immenso dolore, constatiamo che poco o nulla è stato fatto. Vivere nelle aziende è sempre più difficile, a causa della crisi di settore che da anni attanaglia anche il nostro territorio. Il ‘io penso a me’ è diventato la parola d’ordine. Le donne potrebbero essere molto forti se solo capissero fino in fondo che insieme ed unite si fa la differenza in questo mondo che ormai va alla deriva. Noi come Cgil, perseguendo ogni giorno l’obiettivo della giustizia sociale, ci battiamo per eliminare le discriminazioni a partire dai posti di lavoro perché la dignità delle donne va riconosciuta e rispettata ovunque”.
“Siamo convinti – commenta Liana Abbascià, segretaria Fp Cgil Bat – che la violenza sulle donne non sia mai solo una questione privata, è anche un fatto politico che richiede un’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni. Laddove in causa sono i diritti umani tutti sono chiamati a contribuire a quell’evoluzione culturale del nostro Paese che, contrastando ogni forma di violenza, attribuisca il valore più alto al rispetto reciproco, alla parità, alla valorizzazione di ogni persona per promuovere, nei territori e nei luoghi di lavoro, quel cambiamento radicale di cultura e mentalità indispensabile al contrasto della violenza sulle donne in ogni sua forma. Per fortuna in alcuni contratti collettivi nazionali di lavoro nel settore pubblico sono stati introdotti codici di condotta volti alla lotta alle molestie, così almeno seguendo le procedure si può giungere alla rimozione del fenomeno”.
“Anche lo Spi Cgil, la categoria dei pensionati, vuole dedicare un piccolo pensiero in questa giornata, anche se pensando alla violenza non possiamo non pensare a quella perpetrata anche sugli uomini e non solo quella sulle donne – aggiunge Concetta Muggeo, segretaria Spi Cgil Bat – se si pensa ai maltrattamenti sugli anziani in generale e poi c'è un altro tipo di violenza quella di una vita fatta di miseria visto il loro reddito (pensioni al minimo), specialmente nelle pensionate. Nonostante tutto lo Spi Cgil Bat è in prima linea per difendere la libertà di essere donna in tutti i sensi e per questo si batte sempre affinché le istituzioni tutte si facciano carico di queste problematiche. Il tema della violenza sulle donne, però, dobbiamo ricordarcelo ogni giorno e non solo in alcune giornate”.
“Il tema della violenza contro le donne in agricoltura non ha trovato in passato molta attenzione nei mass media – spiega Addolorata Lacerenza, segretaria Flai Cgil Bat – se non fosse per le tante denunce della Flai e della Cgil fatte in questi ultimi anni. Finalmente questo tema entra nel dibattito a pieno titolo, un argomento diventato primario nel contesto del caporalato oggi reato penale. La Flai e la Cgil hanno preso da sempre una posizione contro la violenza verso le donne in tutte le sue forme, coinvolgendo le tantissime lavoratrici del settore ortofrutticolo e dell’agricoltura, di cui molte sono rumene, in denunce mirate nei confronti del caporale e delle aziende, che mettono in discussione la dignità delle stesse lavoratrici. Per costringere le donne al silenzio non servono violenze fisiche, basta la minaccia ‘domani resti a casa’”.
“La violenza rimane il principale problema sociale che rischia di cadere nel silenzio se non viene contrastato adeguatamente: se le donne non si sentono protette la conseguenza è una maggiore paura e la difficoltà a denunciare la violenza”. Interviene così Tina Prasti, segretaria Filcams Cgil Bat sul tema della violenza sulle donne. “Non ci sono dubbi che una prima risposta a questa sfida consista nel dare alle donne opportunità di un lavoro dignitoso che si traduca in sicurezza ed autonomia necessarie che permettano alle donne stesse di denunciare apertamente i responsabili. La violenza, in quanto tale, sulle donne comporta conseguenze sproporzionate su persone vulnerabili come le lavoratrici domestiche, migranti e precarie”.
“Tra le varie forme di discriminazione e di violenza quella perpetrata nei posti di lavoro è particolarmente disumana e oppressiva”, conclude Daniela Fortunato, segretaria generale Nidil Bat. “È un problema nascosto ma con conseguenze concrete. La disoccupazione e la mancanza di un lavoro sicuro spingono molte donne a trovare occupazione in settori informali e diversi dalle proprie aspettative e desideri. È il caso per esempio delle lavoratrici dei call center: tempi serrati, ritmi elevatissimi e soprattutto scarsa umanità. Se poi l’azienda decide di accelerare i tempi niente più pause, i turni diventano fissi, i ‘cronometristi’ si fanno più attenti e fiscali. Obiettivo è chiudere il più presto possibile, accontentare il committente e moltiplicare gli utili ma non la paga. Spesso si tratta di lavoratrici giovanissime, con una laurea in tasca, la voglia di dimostrare a sé stesse e agli altri di aver studiato qualcosa di utile e importante e con tante aspettative sul futuro”.