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La Fondazione Don Gnocchi ha dichiarato la disdetta del contratto collettivo nazionale. Con una lettera inviata alle organizzazioni sindacali lo scorso 6 ottobre il noto centro di assistenza e cura, ramificato lungo l'intero territorio nazionale, ha formalizzato la 'recessione' del contratto nazionale già scaduto nel 2005, per quel che riguarda la parte normativa, e nel 2009, per quella economica.
In risposta “all'inaccettabile presa di posizione”, Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl hanno proclamato lo stato di agitazione del personale del Don Gnocchi: il prossimo 21 ottobre, si terranno assemblee e presidi unitari in tutti i posti di lavoro della rete del centro sanitario-assistenziale. La decisione investe, infatti, circa 3.500 lavoratori in 62 diverse sedi della rete della Fondazione, dislocate su tutto il territorio nazionale, a partire dalla Lombardia, dove si trovano il maggior numero di strutture e di lavoratori, oltre che la Presidenza.
La disdetta arriva a seguito di una vertenza apertasi un paio d'anni fa, che aveva portato alla sottoscrizione di un accordo. Già nel 2013, a causa di problemi economici sopraggiunti, il Don Gnocchi aveva comunicato l'intenzione concreta di non voler più applicare il contratto della sanità privata. Per trovare una soluzione comune e per rispondere alle difficoltà contingenti della struttura, nel luglio del 2013, Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e la Fondazione siglarono un “accordo di crisi”, temporaneo e in scadenza alla fine del 2016, attraverso cui i lavoratori stessi si sono messi a disposizione per garantire prestazioni e orari ben oltre le previsioni contrattuali mantenendo la stessa retribuzione. Per questo, ora, i sindacati di categoria chiedono l'immediata riapertura del confronto e la revoca della disdetta del contratto nazionale.