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I lavoratori delle strutture sanitarie della Fondazione Don Gnocchi, già da tempo in stato di agitazione, scioperano l'11 dicembre in tutta Italia. Previsti anche presìdi a Roma (Piazzale di Ponte Milvio) e Milano, sotto al palazzo della Regione: metà degli addetti lavora in Lombardia. Lo sciopero, convocato da Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil Fpl, arriva dopo la decisione della Fondazione di disdettare il contratto nazionale Don Gnocchi e, a partire dal 7 dicembre, e di applicarne un altro, quello Aris relativo al personale delle Rsa e dei centri di riabilitazione.
E' una scelta che le organizzazioni sindacali rispediscono al mittente, si legge in un comunicato unitario, "soprattutto tenuto conto di quanto previsto dall'accordo del 2013 sottoscritto per venire incontro all'azienda, che aveva dichiarato lo stato di crisi. Un atteggiamento responsabile, quello dei sindacati che all'epoca sottoscrissero quell'accordo difficile, a cui evidentemente non corrisponde un atteggiamento altrettanto rigoroso. Con quell'accordo le lavoratrici e i lavoratori, oltre a rinunciare a due giorni di ferie all'anno, accettarono un piano triennale che prevedeva 80 ore di lavoro aggiuntivo annue. A oltre un anno dalla scadenza del piano, la Fondazione non fornisce alcun dato sull’entità del recupero e con un'azione unilaterale decide persino che contratto applicare ai dipendenti".
Secondo i sindacati, si tratta di un atteggiamento irresponsabile, "soprattutto se si tiene conto che parliamo di strutture accreditate, quindi finanziate con risorse pubbliche". negli ultimi due anni, i lavoratori hanno rispettato un accordo temporaneo di crisi per dare risposte allo stato della Don Gnocchi e per tutelare e garantire i pazienti e offrire loro le cure necessarie. "È arrivato il momento di dire basta a sacrifici che gravano solo sui lavoratori - dicono i sindacati - la via di una competizione al ribasso sul costo del lavoro non è la soluzione. Serve ritirare la disdetta del contratto e aprire subito un confronto serio e rispettoso del contratto nazionale”.