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Il Decreto lavoro ha ottenuto la fiducia dell'aula del Senato con 158 sì e 122 no. Il provvedimento torna alla Camera, dove dovrà essere approvato per il via libera definitivo entro il 20 maggio. Passa così il testo licenziato dalla Commissione lavoro di Palazzo Madama, con le otto modifiche presentate dal governo con la mediazione tra i partiti della maggioranza. La Commissione aveva accolto anche un emendamento del Movimento 5 Stelle sulla formazione tecnica e l'alternanza scuola-lavoro, che prevede per gli istituti professionali in coordinamento con la legge esistente un percorso di inserimento nel mondo produttivo.
Si va da modifiche ai contratti a tempo fino alla revisione di alcune norme dell'apprendistato. Tra le novità, l'utilizzo del contratto di apprendistato "anche a tempo determinato per lo svolgimento di attività stagionali". La quota obbligatoria di stabilizzazione di apprendisti (20%) è limitata alle aziende con più di 50 dipendenti (non 30 dipendenti, come prevedevano inizialmente le proposte di modifiche presentate dal governo).
Per quanto riguarda i contratti a termine, viene specificato che i rapporti in eccesso proseguono fino alla conclusione del periodo. Resta, come per i lavoratori stagionali, la possibilità dei rinnovi.
Ancora più rilevante quest'altra modifica: niente più obbligo di assunzione a tempo indeterminato, ma solo multe per i datori di lavoro che non rispettano il tetto del 20% di lavoratori precari. Le sanzioni variano dal 20 al 50% della retribuzione "per ciascun mese o frazione di mese superiore a 15 giorni di durata del rapporto di lavoro". La sanzione è pari al 20% nel caso in cui lo sforamento riguardi un solo lavoratore e sale al 50% negli altri casi. I maggiori introiti saranno versati nel fondo speciale per l'occupazione.
Il provvedimento riconosce alle imprese un ruolo sussidiario nella formazione (ma solo se l'azienda è disponibile), obbligando, dall'altro verso, la Regione a indicare con precisione sedi e calendario delle attività formative.
Nelle modifiche al dl ci sono anche correzioni di carattere formale, come la precisazione che il diritto di precedenza deve essere richiamato all'interno del contratto. Il governo, inoltre, fa propria una proposta del relatore, Pietro Ichino, che chiedeva di non includere nel limite del 20% dei contratti a tempo determinato gli enti di ricerca.