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“Lavoratori precari di province e città metropolitane con la prospettiva di non avere alcuna proroga dei loro contratti in scadenza, insieme al rischio concreto del taglio del salario accessorio per il personale impiegato in quegli enti che versano in difficoltà economico-finanziaria”. Sono questi i due punti non risolti dal decreto enti locali, così come approvato in commissione Bilancio della Camera dei Deputati e ora in aula, che Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl segnalano, rivendicando modifiche al testo nei prossimi passaggi parlamentari.
Per i sindacati, infatti, si tratta di “duemila lavoratrici e lavoratori precari delle province e città metropolitane, impiegati in quegli enti da anni, che rischiano di non ottenere alcuna proroga dei contratti a termine alla scadenza prevista per il 31 dicembre di quest'anno. Al momento, infatti, hanno la prospettiva certa di essere espulsi da questi enti dopo anni, senza che sia offerta loro alcuna prospettiva, privando allo stesso tempo i cittadini dei servizi pubblici garantiti dal loro lavoro”.
Così come, aggiungono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, “molti enti stanno affrontando il grave problema della contestazione, da parte del Ministero dell'Economia, dei fondi del salario accessorio. Il testo del decreto, così come approvato in commissione, non salvaguarda infatti i livelli salariali del personale impiegato in quegli enti che versano in difficoltà economico-finanziaria, con il rischio, anche qui al momento concreto, che si registrino pesanti tagli al salario dei dipendenti”.
“Due punti - proseguono i sindacati -, precari in scadenza e salario accessorio, che si innestano nei gravi problemi economici e finanziari di provincie e città metropolitane, molte delle quali prossime ad una situazione finanziaria di dissesto”.
Sono quindi, concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, “queste le ragioni alla base delle iniziative di mobilitazione che metteremo in campo nelle prossime ore, e il 22 luglio in tutte le regioni italiane, con l'obiettivo di ottenere nei prossimi passaggi parlamentari delle modifiche che diano risposta non solo alle legittime richieste delle lavoratrici e dei lavoratori ma che salvaguardino i servizi pubblici ai cittadini”.