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Sono oltre un milione e mezzo le persone disabili in Italia. Di queste, una minima parte – non più di 270.000 unità – sono coloro che lavorano. Tutti gli altri sono disoccupati e 752.000 risultano iscritti alle liste speciali del collocamento obbligatorio dei Centri per l’impiego. “Quella del lavoro è un'ingiustizia che va affrontata al più presto – sostiene Nina Daita, responsabile Cgil nazionale delle politiche sulla disabilità –, che testimonia delle diseguaglianze esistenti nel nostro Paese. Del resto, un tempo straordinario come quello che stiamo vivendo, richiede un lavoro straordinario, che è proprio ciò che stiamo facendo a favore della disabilità, delle persone più fragili e indifese. Chi ci crede, come noi del sindacato, si batte per la giustizia sociale, in un contesto sempre più dominato dall’individualismo e dal cinismo. Quali possibilità hanno i più deboli, in un siffatto quadro di riferimento, di competere con i forti, i furbi, i potenti e i prepotenti?”.
A tale interrogativo, cercherà di rispondere l’iniziativa Cgil organizzata per oggi (26 novembre) dal titolo “Tutti sotto lo stesso cielo? Eguaglianza e libertà”, che si terrà a Roma, dalle ore 10 in poi. Al centro dell'evento, la Carta dei diritti universali del lavoro, varata dalla confederazione, le tutele, l’istruzione e il lavoro delle persone con disabilità. “A proposito del nuovo Statuto – spiega la dirigente sindacale –, è tempo d’impegnarci a fondo per la sua approvazione in Parlamento. E lo faremo dopo l’esito del referendum costituzionale, affinché tutti i diritti sottratti ai lavoratori nel corso degli anni vengano ripristinati in toto ed estesi anche alla moltitudine dei precari che ne sono privi. Per la Cgil, il lavoro è il fondamento della vita di tutte le persone, a cominciare da quelle con più problemi, come lo sono i portatori di handicap, e come tale va assicurato a tutti. Una società che non favorisce la partecipazione alla vita lavorativa non è democratica, né garantisce le basi sociali. E una società che divide non è vincente, ma sofferente”.
"Il lavoro non è una merce, e dunque disoccupazione e precarietà rendono maledettamente più difficile per una persona con disabilità l'inclusione lavorativa – prosegue Daita –, mentre al contrario rendono più facile l'abbandono di un progetto di vita. Per non parlare della conseguenza grave di una politica a favore delle aziende che scarica i costi della precarietà sullo Stato; costi che per forza andranno a scapito delle risorse destinate allo Stato sociale, scuola, sanità, pensioni, assistenza, sviluppo di pari opportunità per le categorie svantaggiate o per i più poveri". In tale ambito, il Jobs Act ha peggiorato le cose, cancellando l'alternativa alla chiamata numerica e rendendo esclusiva la chiamata nominativa. "Così oggi i datori di lavoro possono scegliere i disabili da collocare nelle proprie aziende, come nel caporalato – denuncia ancora la sindacalista della Cgil –. In questo modo, oltre a cancellare una legge che era la migliore del mondo – copiata persino da Francia e Germania –, si fa sparire la funzione sociale dell'inclusione lavorativa, escludendo di fatto le disabilità più complesse e più gravi. Ormai, sui diritti di cittadinanza per le persone con disabilità, per l'ottemperanza delle leggi dobbiamo sistematicamente rivolgerci ai giudici, come avviene quasi quotidianamente per le ore di sostegno scolastico".
Sul palco dell'iniziativa, allestito per l’occasione davanti al tempio di Adriano, in piazza di Pietra, si alterneranno testimonianze di lavoratrici e lavoratori con disabilità e performance musicali, teatrali e culturali. L’evento, che verrà concluso dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso, sarà presentato da Eugenio Bennato e vedrà la partecipazione di Edoardo De Angelis, Disabiliè, Associazione culturale Fabrica, Biblioteche di Roma capitale. “Sarà una giornata di festa, con un forte accento ludico – conclude Daita –, e vedrà la partecipazione di musicisti disabili, di attori e attrici che faranno sketch sulla diversità e sulla precarietà. Sarà un momento di partecipazione e di crescita culturale, ma anche di riflessione sui temi che attraversano la nostra realtà e, in tal senso, la Carta dei diritti può essere un valido aiuto nella coscienza delle persone per l’affermazione dei valori fondanti della nostra società, a cominciare proprio dal lavoro”.