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“In Italia circa 12 milioni di cittadini non accedono al servizio sanitario nazionale perché non sono in grado di sopportare nemmeno il costo del ticket. Questo priva gran parte della popolazione del diritto sacrosanto alla salute, peraltro garantito dalla Costituzione, e nello stesso tempo peggiora la cronicità di alcune patologie. Il governo deve cambiare passo”. Così la segretaria confederale della Cgil Rossana Dettori in un'intervista a Rassegna alla vigilia di una importante due giorni organizzata dal sindacato per rilanciare il ruolo della sanità pubblica (4-5 luglio a Roma, qui il programma). “Il nostro obiettivo – spiega – è rilanciare il tema dell'universalismo del sistema sanitario, anche perché per ogni euro investito nella sanità pubblica si ottiene un introito di 1,7. Lo abbiamo detto anche nel nostro Piano del lavoro: i servizi sanitari e sociali sono un grande volano per l’occupazione”.
Rassegna Una recentissima ricerca della Cgia ha confermato l'aumento spaventoso delle distanze fra Nord e Sud e questo pesa soprattutto sulla salute. Però il problema non è nato certo negli ultimi anni, ha radici profonde...
Dettori Sì, certo. Il sistema era già traballante perché i livelli essenziali di assistenza non garantivano una protezione uniforme su tutto il territorio, costringendo tante famiglie a spostarsi verso le regioni del Nord con un carico enorme di spesa aggiuntiva. Poi, ovviamente, la crisi e l'aumento della precarietà hanno fatto il resto, tanto che tra i giovani si sta registrando un pericoloso aumento del disagio sociale e mentale e di malattie come la depressione.
Rassegna Fin qui il quadro. Quali sono le richieste della Cgil al governo?
Dettori L'esecutivo deve cambiare passo. Un paese civile e democratico non si può permettere quella cifra incredibile di 12 milioni di cittadini esclusi. Per fare questo, però, serve un'inversione di rotta nella logica economica che sta alla base, perché la salute non può essere assoggettata a logiche di mercato. Per esempio, occorre rivedere il rapporto pubblico-privato che deve restare d'integrazione, non di sostituzione. Poi bisogna verificare gli accreditamenti e le convenzioni: è inutile avere otto cardiochirurgie quando poi magari manca il centro per l'Alzheimer.
Rassegna Su quest'ultimo punto sembra che ci sia una certa sottovalutazione rispetto al progressivo invecchiamento della popolazione...
Dettori Vi do un dato emblematico: le famiglie spendono ogni anno circa 30 miliardi per la cura privata degli anziani tramite colf e badanti, il risultato di una mancata risposta dello Stato. Perciò un altro punto per noi essenziale è lo sviluppo delle Case della salute, che permettono di spostare la centralità dagli ospedali verso il territorio, rispondendo meglio ai bisogni degli anziani, ma non solo, e limitando nello stesso tempo la rincorsa al pronto soccorso. Su questo il governo non solo non ha investito, ma con i tagli lineari e il blocco della dotazione organica ha svilito i territori. Un fatto positivo c'è, è l'aumento dopo ben 16 anni dei Lea (i livelli essenziali di assistenza, ndr), però non li hanno finanziati a sufficienza, gli 800 milioni stanziati non bastano.
Rassegna Qualcuno potrebbe sostenere che non ci sono le risorse. Secondo te è vero?
Dettori I soldi si possono trovare. Innanzitutto da una riforma seria del fisco, cosa che come Cgil diciamo da tempo: è indispensabile un sistema progressivo che tassi di più i beni patrimoniali e le ricchezze. E poi costruendo sinergie per contrastare i vari fenomeni di corruttela e di evasione. C’è una denuncia secondo cui il 5,6 per cento delle risorse a livello europeo si disperde in corruzione.
Rassegna Quali sono le prossime mosse per sostenere queste richieste?
Dettori Il nostro obiettivo è costruire una mobilitazione nazionale unitaria che riporti al centro il diritto alla salute coinvolgendo i cittadini e le associazioni. Vogliamo partire dal territorio per arrivare poi a una grande iniziativa nazionale, come accadde nel '78 quando portammo a casa la riforma anche grazie alla battaglia degli operai e dei lavoratori. A questo, ovviamente, si lega il rinnovo dei pubblici, per il diritto all'aumento salariale dopo nove anni, ma anche per facilitare la contrattazione, nazionale e decentrata.
Rassegna In questi due giorni dedicati alla sanità si parlerà anche di welfare contrattuale. A che punto siamo?
Dettori Vogliamo provare a mettere alcuni paletti. Primo, la sanità integrativa dev'essere davvero integrativa, e non sostitutiva. Oggi per l’80 per cento è solo rimborso di ticket, il che significa minori entrare per lo Stato; deve invece concentrarsi sui servizi attualmente fuori dai Lea, come per esempio l’odontoiatria, la cura della vista, o alcuni farmaci per i non autosufficienti. Secondo punto, bisogna fare più convezioni con il servizio pubblico rispetto ai privati. Così possiamo abbattere le liste d’attesa e garantire prestazioni sul territorio, con servizi aperti anche dodici ore al giorno e nuovo personale. È un discorso nel quale rientrano anche i lavoratori dei servizi e quindi gli appalti. Mi riferisco alla contrattazione inclusiva e di filiera per tenere insieme i diritti dei lavoratori del pubblico e del privato: un ospedale o una Asl territoriale sono davvero i luoghi giusti per la contrattazione di sito.