PHOTO
Un corteo enorme, oltre diecimila persone per gli organizzatori, ha attraversato ieri sera (10 gennaio) le strade di Foggia per dire basta alle intimidazioni e agli omicidi di mafia. Due attentati ad attività commerciali la notte di Capodanno, un commerciante d’auto freddato la sera del 3 gennaio. Da qui la chiamata alla mobilitazione lanciata solo pochi giorni fa da Libera e don Luigi Ciotti, subito raccolta dai sindacati con la Cgil territoriale e regionale in testa, dalle scuole, dalla Chiesa, dalle istituzioni, da alcune sigle del mondo imprenditoriale. Hanno voluto essere a Foggia il ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova; il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano; il presidente dell’Anci nonché sindaco di Bari, Antonio De Caro. La partecipazione è andata oltre i confini della città: presenti con fascia tricolore tantissimi sindaci e amministratori pugliesi, così come delegazioni di associazioni e sindacati provenienti da tutta la regione. In prima fila anche i magistrati della Procura e i vertici delle forze dell’ordine. È voluta essere a Foggia anche Tina Montinaro, la vedova del caposcorta di Antonio Falcone.
Proprio dal luogo dove si è consumato il primo omicidio dell’anno, all’altezza del civico 27 di via Candelaro, è partito una vera e propria marea umana. Protagonisti i giovani, in tanti accompagnati dai propri docenti a sfilare dietro gli striscioni delle scuole della città, ma anche anziani, famiglie, semplici cittadini, che fanno dire al segretario generale della Cgil pugliese, Pino Gesmundo, “come oggi si siano smontati anche tanti stereotipi rispetto a una città rassegnata e indolente. La risposta di Foggia è stata straordinaria, una grande giornata di democrazia e partecipazione, per chiedere una legalità che consenta anche qui di creare opportunità di investimenti, crescita economica e sociale, occupazione”.
Via Candelaro, via San Severo, piazza Sant’Eligio: la scelta degli organizzatori è stata quella di attraversare non le vie del centro ma quelle di una periferia che è stata troppo spesso teatro di fatti di sangue. “Foggia libera!”, il grido ripetuto ritmicamente dei manifestanti e che è risuonato lungo la strada e fin sotto il palco allestito in piazza Cavour. A prendere la parola i familiari delle vittime di mafia. I figli dell’imprenditore edile Nicola Ciuffreda, assassinato dalla mafia in un cantiere perché si era opposto alla legge del racket. “A quei tempi non c’erano manifestazioni, non c’erano le istituzioni, siamo rimasti soli. Oggi sono felice, queste mobilitazioni è una rivincita anche per noi”. Era un costruttore anche Giovanni Panunzio, fu assassinato la sera del 6 novembre 1992 per aver denunciato i suoi estorsori. Sul palco i figli e la nuora: “Ci siamo chiusi per anni in casa a consumare il nostro dolore. Con ritardo abbiamo capito che era sbagliato. Ai familiari delle vittime dico non lo fate: oggi c’è Libera, ci sono le istituzioni, lavoriamo insieme per sconfiggere la mafia”. Quindi le mogli di Aurelio e Luigi Luciani, uccisi a San Marco in Lamis nell’agosto del 2017: la loro colpa, essere stati testimoni di un agguato di mafia in cui hanno perso la vita due pregiudicati. “Guai a pensare che tutto quello che accade non ci riguarda. I nostri mariti erano lavoratori onesti, la mafia è entrata lo stesso in modo tragico e devastante nelle nostre vite. Tutti allora dobbiamo fare la nostra parte”. Infine Daniela, oggi vice presidente nazionale di Libera, figlia di Franco Marcone, il direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia ucciso nel maggio del 1995 pochi giorni dopo aver denunciato alla Procura uno strano giro di intermediari per il disbrigo delle pratiche di ufficio. “Ogni fatto di sangue riporta me e mio fratello a quei giorni. Ma non dobbiamo e possiamo avere paura. Non siamo andati via, siamo rimasti qui, questa città è la nostra, difendiamola.
“La legalità è uno strumento non l’obiettivo che resta la giustizia sociale”, ha ricordato nel suo intervento don Luigi Ciotti, che dal palco ha voluto ringraziare l’impegno dei sindacati per la riuscita della manifestazione, ricordando come “il lavoro è il primo antidoto all’illegalità, alle mafie. Non reddito di cittadinanza, ma lavoro dignitoso e legale: si parla tanto di diritto alla sicurezza, vorremmo parlare anche di sicurezza dei diritti. Per sconfiggere davvero la mafia serve dare risposte alle povertà crescenti, serve occupazione, cultura scuola, politiche sociali. Questo chiediamo alla politica di promuovere il bene comune e di ridurre le distanze sociali”. Infine un appello a Foggia e ai foggiani: “Siate orgogliosi di voi, di questa giornata, ma non lasciamo che sia un episodio, restiamo uniti e lavoriamo assieme per liberare questa città dal giogo della mafia e della criminalità”.