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"Un massacro ingiustificabile da parte degli operatori di polizia" che ha gettato "discredito sulla nazione agli occhi del mondo intero": l'irruzione alla scuola Diaz nella notte del 21 luglio 2001 durante il G8 di Genova è stato un "puro esercizio di violenza". Lo scrive la V Sezione penale della Cassazione nelle 186 pagine di motivazione nelle quali spiega il perché lo scorso 5 luglio ha convalidato le condanne per falso aggravato nei confronti degli allora vertici della polizia dichiarando invece prescritto il reato di lesioni per i poliziotti.
La Corte Suprema, parlando dei pestaggi, non fa sconti né ai dirigenti né ai poliziotti. In vari passaggi della sentenza i relatori Piero Savani e Stefano Palla parlano di "condotta cinica e sadica degli operatori di polizia", di "un massacro ingiustificabile". Le motivazioni inoltre mettono in evidenza come l'irruzione nella scuola sia stata caratterizzata da una "mancata indicazione per via gerarchica di ordini a cui attenersi", tanto che "c'era una sorta di carta bianca nell'uso della forza connaturato all'esecuzione dell'operazione". "L'assoluta gravità - si legge - sta nel fatto che le violenze, generalizzate in tutti gli ambienti della scuola, si sono scatenate contro persone all'evidenza inermi, alcune dormienti, altre già in atteggiamento di sottomissione con le mani alzate e, spesso, con la loro posizione seduta, in manifesta attesa di disposizioni, così da potersi dire che si era trattato di violenza non giustificata e punitiva, vendicativa e diretta all'umiliazione e alla sofferenza fisica e mentale delle vittime". In una parola, gli operatori di polizia hanno dato vita ad un "puro esercizio di violenza".
È dunque pienamente condivisibile il giudizio espresso dalla Corte d'Appello di Genova che nel 2010 ha bollato l'attività della polizia come "condotta cinica e sadica, in nulla provocata dagli occupanti la scuola, tanto che il comandante del VII nucleo Fournier ha, con acrobazia verbale tanto spudorata quanto risibile, dapprima parlato di 'colluttazioni unilaterali', per poi finire con l'ammettere la reale entità dei fatti, per descrivere i quali ha usato la significativa e fotografica espressione macelleria messicana".