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"Si chiama decreto Semplificazioni, ma è un vero e proprio stravolgimento, con conseguenze disastrose e di arretramento della legislazione sugli appalti pubblici". È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Franco Martini, secondo il quale "il mantra, per giustificare questa scelta, è che il nuovo Codice avrebbe bloccato il mercato degli appalti pubblici, nulla di più falso".
"La questione vera - continua Martini - è che questo Governo, con in testa il Ministero delle Infrastrutture, utilizzando la giustificazione della valutazione costi-benefici, ha bloccato la realizzazione delle grandi opere e sospeso l'avvio di quelle strategiche che avevano l'autorizzazione per essere messe a gara".
"Con il Decreto Semplificazione - avverte ancora Martini - si produce un ulteriore passo indietro. Si dà la possibilità di procedere all'appalto senza un progetto esecutivo, ma sulla sola base di una semplice relazione. Si consente di dilatare all'inverosimile la procedura di trattativa privata senza bando di gara alimentando la discrezionalità".
"Diviene marginale il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa ripristinando la procedura al massimo ribasso entro la soglia di 5.500.000 euro''. Il segretario confederale evidenzia poi un ulteriore aspetto negativo ''viene cancellata l'obbligatorietà di indicare in fase di gara le imprese a cui affidare il subappalto, una decisione devastante che indebolisce il contrasto alla penetrazione delle mafie nel sistema degli appalti'', conclude la Cgil.