“Il 'Collegato Lavoro' del governo tende a rivedere la disciplina del licenziamento. Si è data via libera alle modifiche del processo del lavoro favorendo il ricorso all'arbitrato ed alla conciliazione rendendo quasi inesistenti gli spazi di sindacabilità del giudice”. A denunciarlo oggi in una nota riportata dall'Ansa è Antonio Razzi (IdV).

“Una macchina del tempo a ritroso
nel passato riporta il diritto dei lavoratori indietro di moltissimi anni da un giorno all'altro. La partita parlamentare si è giocata e si gioca in punta di correzioni al testo originale dell'art. 31 comma 9 dell'arbitrato”. Il centrodestra, sottolinea Razzi, non ha gradito l'emendamento Damiano perché mentre nell'articolo “governativo” si estendeva il ricorso all'arbitrato anche alle controversie eventuali e future, l'emendamento Damiano “ha preteso la sostituzione della frase 'controversie che dovessero insorgere' con il participio passato 'insorte' limitando il ricorso all'arbitrato solo dopo che la controversia sia sorta e precluderne l'uso e l'abuso addirittura sin dall'inizio del rapporto di lavoro”.

Però, osserva Razzi,
“l'intenzione della maggioranza non solo è quella di reintrodurre la formulazione originaria senza la correzione di Damiano, ma addirittura di apportare correzioni che rendono ancor più restrittivo il ricorso del lavoratore ad un ingiusto licenziamento prevedendo tutta una serie di difficoltà”. Il ddl lavoro approvato dalla Camera il 28 ottobre scorso che approderà all'esame delle commissioni congiunte Affari Costituzionali e lavoro del Senato il 29 novembre prossimo, e per Razzi è (insieme al suo collegato) “la conferma di un indirizzo politico che tende ad annullare o mortificare gravemente le conquiste dei lavoratori in questi 50 anni di lotte sindacali”.