“Una vera e propria controriforma del diritto e del processo del lavoro”. E’ questo il giudizio del segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, sul ‘ddl lavoro’ in discussione al Senato per il via libera definitivo, espresso nel corso del convegno organizzato sul tema dalla Consulta Giuridica del Lavoro della Cgil. Il disegno di legge prevede secondo il dirigente sindacale “un meccanismo di certificazione che potrà riguardare singoli aspetti del rapporto di lavoro, anche in deroga alle norme dei Ccnl, e non più solo limitato alla sua qualificazione giuridica: una specie di contratto individuale”.
Inoltre, fa sapere Fammoni, “si prevede di poter demandare le controversie sempre attraverso la certificazione ad un arbitrato, quindi anche in deroga al rispetto di leggi e contratti collettivi. Si vorrebbe togliere così la tutela dei lavoratori alla giustizia ordinaria e comunque si vuole depotenziare il ruolo del giudice del lavoro tentando di relegarlo al puro accertamento del presupposto di legittimità dei provvedimenti datoriali, non riconoscendogli il potere di applicare le leggi secondo i principi costituzionali di adeguatezza e non discriminazione. Una sproporzione evidente - aggiunge - fra i diritti del lavoratore e quelli del datore di lavoro, solo a favore del ruolo dell’impresa, una concezione in cui il lavoro diviene sempre più un puro fattore della produzione”.
Aspetti, quelli contenuti nel ddl, che “capovolgono i fondamenti del diritto del lavoro nato per tutelare il più debole - sostiene il segretario confederale Cgil - e si tenta, capito che la via diretta non è praticabile, di aggirare norme di tutela come quelle dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. E’ vero che la disposizione non toglie al giudice la possibilità di far riferimento ai principi generali dell’ordinamento, ma l’effetto deregolatorio e di pressione di queste nuove norme risulterà enorme e decisivo”.
“Sono scelte inaccettabili - continua - denunciate da tante iniziative e prese di posizione di giuristi, costituzionalisti, avvocati e magistrati. Scelte ideologiche a cui reagiremo con le forme di iniziativa possibile: dall’informazione alle persone, all’attivazione di tutti gli uffici legali, dal ruolo della contrattazione alla mobilitazione, fino al ricorso alla Corte Costituzionale. Questo governo - conclude Fammoni -, invece di pensare a tutele nella crisi per i lavoratori, usa la crisi per programmare un ulteriore aumento della precarietà e della instabilità del lavoro”.
Ddl lavoro, Cgil valuta ricorso a Corte Costituzionale
3 febbraio 2010 • 00:00