Il Consiglio Superiore della Magistratura critica il ddl che delega al governo il riordino della legislazione sulle crisi aziendali. Il provvedimento infatti ridurrebbe secondo i magistrati gli "spazi di difesa" per risparmiatori e dipendenti di grandi imprese in dissesto". Il plenum del Csm ha espresso i suoi dubbi in un parere destinato al ministro della Giustizia, approvato all'unanimità.

Le nuove disposizioni prevedono che le grandi imprese in condizione di insolvenza abbiano accesso alla ristrutturazione con un decreto del ministro per lo Sviluppo economico. E che quindi per loro non ci sia più il controllo preventivo da parte dei tribunali sui requisiti per l'ammissione alla procedura, né successivo sulla sussistenza e permanenza delle prospettive di salvataggio, che resta invece per le medie imprese.

Per Palazzo dei Marescialli le nuove norme produrrebbero dunque un "ingiustificato" "trattamento differenziato", di fronte a "situazioni identiche" tra i creditori delle medie e quelli delle grandi imprese, che "vedrebbero modificato il livello di tutela loro riservato in ragione delle dimensioni del debitore".

In forza delle nuove norme inoltre il Csm sottolinea che "un imprenditore che depredasse il patrimonio dell'impresa ogni oltre ragionevole misura non sarebbe responsabile di bancarotta fraudolenta patrimoniale se già l'impresa depredata non sia insolvente al momento in cui la condotta sia realizzata". Quindi, "l'eliminazione della fattispecie della bancarotta semplice documentale potrebbe comportare l'impunità di condotte dell'imprenditore comunque lesive degli interessi coinvolti nel dissesto".