Frammentazione, sfiducia, scollamento tra cittadini e istituzioni. Sulle cause di questa crisi e sui rimedi interviene oggi su L’Unità, Sergio D’Antoni, deputato Pd ed ex segretario generale della Cisl. “Chi oggi celebra con soddisfazione la fine del metodo concertativo non si rende conto della stretta, strettissima relazione che ha sempre legato la fiducia individuale alla capacità del sistema di rappresentanza sociale e istituzionale di esprimersi in maniera unitaria e coesa”, scrive. E ricorda: “La crisi dei primi anni 90, pur diversa nelle dinamiche rispetto a oggi, fu superata da una politica concertativa. E da una serie di accordi che non fecero solo uscire dalle secche il paese, ma determinarono la giusta percezione che un’azione coordinata delle istituzioni, degli imprenditori e del sindacato potesse raddrizzare le storture che avevano portato il paese fino a quel punto. Percezione collettiva che si tradusse subito in una diffusa fiducia individuale”.

Da ieri a oggi. “Il paese ha bisogno di un grande patto sociale – scrive ancora D’Antoni –. Per aprire una stagione di riforme realmente eque e partecipate è indispensabile che esecutivo, forze politiche e corpi intermedi tornino allo spirito del '92, rafforzando il dialogo e il confronto operoso. Nella consapevolezza che decisionismo e massimalismo sono i due più grandi nemici del vero riformismo, che esige un clima sociale coeso e responsabile. Governo, Parlamento e rappresentanze sociali hanno oggi la possibilità di raccogliere fino in fondo questa sfida”.