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Una ‘migrazione forzata’ di oltre 16 mila dipendenti da Province e Città metropolitane verso altri enti, una riduzione di spesa pari a 4,3 miliardi dal 2013 a oggi, 38 province ‘ordinarie’ in un pericoloso stato di squilibrio economico, organici ridotti all’osso per il blocco del turn over confermato anche per quest’anno, un riflesso inevitabile sui servizi offerti ai cittadini, spesso cancellanti, e sui restanti lavoratori, in alcuni casi senza stipendio da mesi. In occasione dello sciopero nazionale per i circa 22mila dipendenti di Province e Città metropolitane, promosso da Cgil, Cisl e Uil di categoria e in calendario venerdì 6 ottobre con manifestazioni territoriali, la Fp Cgil nazionale ricostruisce lo stato in cui versano questi enti, ricostruendo i passaggi che dalla legge Delrio a oggi hanno portato le Province e le Città metropolitane “sull’orlo di un baratro: tra tagli alle risorse, servizi che arrancano e lavoratori sempre più a rischio”.
Ripercorrendo le tappe dall’approvazione della legge Delrio, infatti, la Fp Cgil stima come si sia registrata una flessione della spesa di questi enti di 4,3 miliardi. Si è passati da una spesa corrente pari a 7,5 miliardi nel 2013 a una di 4,8 miliardi nel 2016 mentre una stima relativa al 2017 del ‘prelievo forzoso’ dalle casse delle Province porta il calo della spesa corrente a 3,2 miliardi, per un sottrazione dal 2013 a oggi di meno 4,3 miliardi. Per quest’anno, infatti, la Fp Cgil stima che al totale del gettito dei tributi (fatto di Rc auto e Imposta provinciale di trascrizione) di 76 province delle Regioni a statuto ordinario, pari a 2.032 milioni di euro, si produrrà una sottrazione di risorse per circa 1,6 miliardi di euro verso lo Stato centrale, assottigliando così i tributi propri delle Province sul territorio a poco meno di 440 milioni di euro.
I contributi richiesti, ovvero i prelievi forzosi, “gravosi, insostenibili e replicati negli anni”, spiega il segretario nazionale della Funzione pubblica Cgil, Federico Bozzanca, “hanno prodotto e producono il determinarsi di una situazione insostenibile di generalizzato dissesto. Abbiamo province come Caserta e Vibo in dissesto, Novara in predissesto, la quasi totalità di quelle siciliane in condizioni di estrema difficoltà. Ma in generale lo squilibrio strutturale riguarda tutte le province, basta passare in rassegna la ripartizione delle risorse stanziate dal decreto enti locali. Anche le Città metropolitane rischiano di non garantire più servizi essenziali, già lunedì ad esempio la Città metropolitana di Milano potrebbe licenziare i primi precari”.
Il recente decreto enti locali ha stanziato un contributo ‘straordinario’ di 73 milioni di euro per compensare gli squilibri di bilancio per 38 Province. Di queste però 6 non hanno ricevuto nulla per errori di procedura, mentre altre 32 hanno ricevuto 72 milioni pur registrando un fabbisogno complessivo dei 207 milioni di euro per sopperire allo squilibrio di bilancio. Queste ragioni, continua Bozzanca, “che si traducono in servizi quali la manutenzione di scuole e strade in molte situazioni non più erogati, ci hanno indotto a proclamare lo sciopero di venerdì 6 ottobre. Nelle tante manifestazioni territoriali che si terranno nel paese spiegheremo ai cittadini che va evitato il baratro per questi enti che forniscono servizi fondamentali”.
Per farlo, conclude Bozzanca, “servono risorse per consentire l’erogazione dei servizi ai cittadini, per tutelare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire dal pagamento degli stipendi, per salvare gli enti con i bilanci in dissesto. Così come serve difendere e rilanciare ovunque la contrattazione, sbloccare allo stesso tempo il turn over e stabilizzare i precari, per arrivare al tema Centri per l’impiego che hanno bisogno di risorse e di stabilizzare i tanti, troppi, precari”.