La giuria degli Amici della domenica ha nei giorni scorsi incoronato Nicola Lagioia, assegnando al suo romanzo “La Ferocia” (omettiamo il nome della casa editrice, altrimenti sembra che vogliamo anche noi alludere a combine tra editori “mainstream”) il Premio Strega di quest’anno. Sfogliando, dopo parecchio tempo, il bel volume dell’Ediesse (casa editrice non “mainstream”, piuttosto diremmo di nicchia o di frontiera o, più semplicemente, piccola, ma ambiziosa) “Il lavoro e i giorni”, una raccolta di racconti di scrittori e scrittrici esordienti o quasi, curata da Stefano Iucci e Carlo Carabba, con la prefazione di Raffaele Manica e i disegni di Mario Ritarossi, abbiamo ritrovato il racconto che nell’occasione venne proposto da Lagioia, “Le strade di Roma”.

Nello stesso volume, per ricordarne qualcuno, troviamo i nomi di Chiara Valerio (presentatrice dello Strega, l’altra sera), Giorgio Fontana, Alessandro Leogrande, Andrea Di Consoli, allora (la pubblicazione è del 2008) noti solo (o quasi) ai lettori di “Nuovi Argomenti” e da lì inseriti nei ristretti giri sottoposti allo scouting di editori in cerca di facce e penne nuove (le prime considerate non meno importanti delle seconde). Il volume dell’Ediesse aveva ricevuto quei racconti da Rassegna Sindacale, che nel suo inserto mensile – Il Mese – aveva sollecitato questi giovani narratori a raccontare del lavoro, offrendo, alla maniera del Calvino della “Gran Bonaccia delle Antille” di mezzo secolo prima, i loro apologhi sul tempo e sulla vita della propria generazione.

L’iniziativa era partita nel 2005, all’avvio della lunga serie di manifestazioni legate alla celebrazione del Centenario della Cgil, e già aveva prodotto (questa volta curato da chi scrive e da Mario Desiati, con stesso editore, prefatore e illustratore del successivo) “Laboriosi Oroscopi”, un libro che aveva segnato le adesioni (con testi inediti) di Alessandro Piperno (fresco di Premio Viareggio e Campiello, con “Con le peggiori intenzioni” – lo Strega sarebbe arrivato più tardi), Angelo Ferracuti (che poi avrebbe ideato e diretto per l’Ediesse l’elegante e impegnata collana Carta Bianca), Emanuele Trevi, Andrea Bajani, Andrea Carraro, Lorenzo Pavolini, Andrea Melone (Gaffi non aveva ancora pubblicato i suoi straordinari e misteriosi romanzi), Carola Susani, lo stesso Desiati.

Ma soprattutto si era affacciato in quelle pagine Roberto Saviano, il quale, nell’ingombro di tale riservata sede, aveva anticipato uno dei capitoli di “Gomorra”, prima che il romanzo diventasse un clamoroso caso editoriale (che non lo avrebbe portato a vincere lo Strega, ma a dare una mano contro la camorra dei casalesi sì). In questo modo, Rassegna legò alla Cgil, alla sua indagine sulla trasformazione del lavoro e della società italiana, una generazione di giovani scrittori, scommettendo sulle loro “perlustrazioni non tradizionali”, piene di una carica conoscitiva così potente che i conclamati esperti della realtà (politici, economisti, sociologi) con i loro tricche tracche e sfiatati bengala spesso nemmeno riescono a parodiare. È solo un dettaglio di oggi se il Premio Strega, giustamente, li premia.