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Non si può "chiudere" una riforma complessiva e ambiziosa del sistema scolastico in un decreto partorito nelle stanze chiuse dei palazzi. C’è bisogno di un ampio confronto in Parlamento e nella società, dove cresce la voglia di partecipare e confrontarsi. Così Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, dopo il confronto del 16 febbraio col ministro Giannini che il sindacalista giudica “molto deludente. C’è stato detto senza giri di parole che il governo procederà sulla sua strada senza ascoltare nessuno. Per noi questa scelta non va bene. Nel decreto dell’esecutivo ci sono norme che riguardano una molteplicità di temi: reclutamento, precari, formazione, valutazione. Tutti capitoli su cui bisogna discutere in Parlamento e che non possono essere imposti, appunto, per decreto. È chiaro che alcuni provvedimenti, come ad esempio la stabilizzazione dei precari, possono anche andare per decreto, ma per il resto questa strada non va bene”.
Rassegna Il governo, tuttavia, sostiene che questo è stato fatto, con la consultazione sulla “Buona Scuola”.
Pantaleo Diciamo la verità: quella consultazione è stata una finzione. E, in ogni caso, non si è tenuto in nessun conto delle obiezioni che sono arrivate. In Parlamento ci sono tante proposte, a partire dalla Lip. Chiediamo che se ne discuta. Naturalmente la Flc Cgil ha le sue idee, le sue opinioni; alcune proposte le condividiamo, altre meno. Ma, insomma, bisogna confrontarsi.
Rassegna Da cosa bisogna partire per cambiare la scuola italiana?
Pantaleo Al primo punto ci sono gli investimenti. Riforme a costo zero non si possono fare. Abbiamo quantificato in 6 miliardi le risorse necessarie. Questi investimenti devono essere utilizzati su vari fronti: la qualità didattica, l’ampliamento dell’offerta formativa a partire dal Sud che è stato dimenticato. E poi, naturalmente, la retribuzione del personale e il diritto allo studio. Di questi investimenti, invece, non c’è traccia alcuna. Tra gli altri punti per noi fondamentali c’è la difesa dell’autonomia scolastica, fondamentale per rinnovare la didattica, e la valorizzazione del ruolo della dirigenza scolastica, che deve tornare ad avere una funzione determinante nell’organizzazione dell’offerta formativa e nel rapporto con il territorio. I dirigenti non possono essere solo un appendice burocratica e manageriale in un’organizzazione sempre più simile a quella aziendale.
Rassegna Cosa pensate della stabilizzazione dei precari?
Pantaleo Pensiamo che vadano stabilizzati tutti i precari, anche le terze fasce e i cosiddetti Pas (Percorsi abilitanti speciali, ndr). Quello che fa il governo non basta.
Rassegna L’altro tema forte di contrasto col governo è quello ormai annoso del blocco dei contratti e degli scatti di anzianità…
Pantaleo Certamente. Il rinnovo dei contratti scaduti da anni è una priorità, perché in questi anni la perdita del potere d’acquisto dei salari è stata notevole. La questione degli scatti va ricondotta all’interno della contrattazione: non può essere regolata da un decreto. Per noi il tema della contrattazione è centrale. Siamo in questi giorni al rinnovo delle Rsu e io penso che nel contratto di lavoro che puntiamo a riconquistare, il ruolo delle Rsu – e dunque della contrattazione d’istituto – vada ampliato.
Rassegna Cosa intendete fare per affermare queste posizioni?
Pantaleo Nella società c’è una grande voglia di partecipazione. I precari si organizzano, i cittadini raccolgono firme su proposte di legge. La nostra ambizione è quella di contribuire alla costruzione di un grande schieramento dal basso fondato sulla partecipazione e che voglia costruire davvero una scuola di qualità per tutti. Ma se il governo non ascolta, il rischio del conflitto è davvero alto e dunque anche quello di altre azioni di lotta, dopo il presidio dei precari dello scorso 17 febbraio.