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Un patrimonio di 6.700 documenti, tra accordi e verbali firmati dai sindacati con le istituzioni locali. Dopo sette anni di diffuse rilevazioni, l’Osservatorio sulla contrattazione sociale di Cgil, Spi e Fondazione Di Vittorio torna a fare il punto con il nono rapporto annuale presentato oggi (20 giugno) a Roma. Dal dossier – diffuso con l’ultimo numero di Materiali di Rassegna Sindacale – emerge che i principali destinatari degli interventi sono le famiglie e i cittadini in condizioni di povertà (77,3%). Ci sono poi due conferme: la contrattazione sociale territoriale resta saldamente centrata sul livello comunale (qui si firma l’88% delle intese); l'altra è la frattura lungo la linea Nord-Sud. Stando ai dati del 2017, infatti, i documenti che arrivano dalle regioni del Nord-Ovest rappresentano da soli la metà (50,5%), mentre il Mezzogiorno e le Isole restano largamente marginali.
Crescono gli accordi sui temi del lavoro, ed è questo il “segno di una progressiva presa di consapevolezza che conferma l’attualità della proposta politica della Cgil”, si legge nel dossier. Altro punto qualificante è l’aumento degli interventi per il contrasto alla povertà (“chiamano il sindacato alla sfida del decollo del Rei, nonché alla verifica dei processi di inclusione e del funzionamento dei servizi pubblici territoriali”). Analogo segnale di ancoraggio all’agenda sindacale è quello relativo ai programmi di accoglienza e integrazione dei migranti, tema non a caso oggetto del focus d’approfondimento in coda al rapporto di quest’anno. “La contrattazione sociale e territoriale – spiegano Giuseppe Massafra e Selly Kane (Cgil) – ha tradizionalmente un valore strategico per migliorare le condizioni materiali delle persone e contribuire al cambiamento culturale della società. Tanto più ha senso oggi, con le politiche territoriali che hanno assunto centralità per compensare le falle e le storture del sistema italiano di welfare. Ciò richiama la nostra capacità di investire su nuove azioni di contrattazione che guardino al complesso della società e dunque anche della popolazione straniera presente nel nostro territorio”.
Il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli nella presentazione sottolinea come sia soprattutto a livello locale che i legami comunitari e solidaristici rischiano di saltare. “Si accentuano i fenomeni di esclusione, separatezza e marginalità, nel momento in cui invece sarebbe necessario rinsaldare i legami per favorire lo sviluppo del territorio, rendendolo più coeso socialmente e competitivo sul piano economico”. A suo giudizio lo stato delle cose non è incoraggiante “perché la politica vive fino in fondo una crisi di progettualità, di valori e di rappresentanza, soprattutto all’interno del campo progressista". A maggior ragione, dunque, "l’esercizio della contrattazione sociale e territoriale rappresenta una leva fondamentale per riconnettere istituzioni e società e per favorire e governare i processi sociali di trasformazione all’interno di un progetto condiviso”.
Per Raffaele Atti, segretario nazionale dello Spi Cgil, il monitoraggio dell'Osservatorio segna un'incoraggiante ripresa dell’attività negoziale che inverte la tendenza dopo la battuta di arresto del 2016. “È significativo – sottolinea il sindacalista dello Spi – che ciò si sia tradotto in un incremento sia degli accordi veri e propri sia dei verbali di incontro”. Tuttavia, “i segnali di ripresa sono ancora largamente insufficienti rispetto alla necessità di superare i limiti fondamentali più volte segnalati, tra cui la limitata e disomogenea espansione territoriale; l’insufficiente rapporto con lavoratori e pensionati sui contenuti dei confronti e sulle intese; la mancata capacità di tradurre l’intensa attività di confronto con le istituzioni in ‘intese’ e documenti. La domanda di protezione e sicurezza che si è manifestata nel voto del 4 marzo – conclude Atti – ha bisogno di una rappresentanza sociale in grado di orientare la rivendicazione e la costruzione delle risposte nella dimensione territoriale. Tutto ciò sarà tanto più necessario quando si manifesterà l’inconsistenza delle promesse elettorali delle forze politiche che hanno dato vita al nuovo governo, le contraddizioni, i costi reali del ‘contratto’ che ne è la base programmatica”.