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Alla parola cultura, le politiche degli ultimi anni, hanno spesso associato la parola tagli. Il bilancio dei Beni e delle attività culturali è passato dai 2,7 miliardi di euro del 2001 a 1,5 miliardi del 2013. Una visione poco lungimirante che ha prodotto un sottoutilizzo economico del patrimonio italiano, portando il nostro paese a perdere numerose posizioni nell'industria europea del turismo. Di questo e altro si è discusso nel dibattito “Cultura, Turismo, Comunicazione: tre indispensabili fattori di sviluppo” che si è svolto presso la sala dell'Arengo, in piazza Cavour a Rimini e a cui hanno partecipato Dario Franceschini, ministro per i Beni e le Attività culturali e turismo, Patrizia Asproni, presidente Fondazione Torino Musei, Renzo Iorio, presidente Federturismo Confindustria, Andrea Gnassi, sindaco di Rimini. Il confronto è stato moderato da Giovanni Morandi, direttore del Quotidiano Nazionale.
“I tagli di Tremonti hanno dimezzato le risorse alla cultura. Ma, aldilà dei governi, non c'è mai stato un grande investimento su cultura e turismo”. Così il ministro Franceschini nel corso del suo intervento. In un mondo globalizzato, ha aggiunto, “ciascuna economia nazionale deve investire su ciò che ha. L'investimento deve essere fatto dalla politica complessivamente, non solo di chi guida in una fase il ministero”. “La tutela del patrimonio non potrà mai essere sottratta all'investimemto pubblico, ma perché dire di no all'aiuto dei privati? Si tratta di un dibattito provinciale, nessuno in Francia o Usa si pone questo problema, aldilà di chi governa”, ha sottolineato Franceschini, che ha anche annunciato di star lavorando “per politiche di incentivazione sul modello fiscale che vanno oltre le deduzioni di oggi. A quel punto quando avremo una convenzione tipo che si adatta al singolo sito e meccanismo di incentivi fiscali i privati non avranno più scuse”.
Per Renzo Iorio, di Confindustria, il ruolo dei privati, degli imprenditori, è fondamentale per il settore dei beni culturali e ambientali: “Tuttavia – ha detto – gli imprenditori che considerano il patrimonio soltanto come una rendita da sfruttare, senza investire risorse proprie non vanno né tutelati né protetti”. Il modello da seguire, ha aggiunto, è quello di Torino, “che ha saputo uscire da una grande crisi trovando grazie a cittadini, imprenditori e amministratori una sua nuova identità, fondata sul cultura e turismo".
Per Patrizia Asproni, stiamo vivendo un momento e un'occasione storica. Secondo il presidente della Fondazione Torino Musei “il nostro patrimonio artistico deve finalmente diventare una "leva di sviluppo economico, di sviluppo di buona occupazione”. “Le risorse economiche ci sono, ma sono mal utilizzate; nel ministero ci sono ancora i cosiddetti 'residui passivi”, che non vengono usati a causa di difficoltà burocratiche che vanno superate, mentre occorre anche “investire e incentrare la comunicazione sulle cose positive che il nostro paese possiede e che si fanno”.
Anche secondo Andrea Gnassi, sindaco di Rimini, "il comparto turistico deve essere considerato un'industria, un settore strategico per il rilancio dell'economia del paese. O il turismo viene tenuto in considerazione come altri settori, tessile o metalmeccanico ad esempio, o altrimenti non si riuscirà a creare sviluppo". L'Italia, ha ricordato il sindaco di Rimini, è il paese che ha i più "grandi 'giacimenti' artistici, paesaggistici e culturali del mondo che però a volte non sono valorizzati a causa di contesti urbani degradati e dall'assenza di servizi". (s.i e n.c.)