(Labitalia) - "L'entrata della Croazia nella Ue è un fatto positivo. Non c'è alcun rischio per i lavoratori friulani. Abbiamo chiesto che non venga applicata la moratoria sull'entrata dei lavoratori croati nella regione. Secondo noi, non esiste alcun rischio di dumping sociale". Così Franco Belci, segretario generale della Cgil Friuli Venezia Giulia, commenta, con Labitalia, l'arrivo della Croazia nella Ue, e i possibili effetti sul lavoro nel Friuli Venezia Giulia.
"Siamo già 'vicini di casa' -spiega Belci- ed esiste già oggi un movimento transfontaliero di lavoratori croati che lavorano in aziende metalmeccaniche del terriorio, svolgendo le qualifiche più umili, con un ruolo 'sostitutivo' degli italiani, che non vogliono più farli. E' lavoro regolare, mentre c'è poi anche un movimento di donne croate impegate come colf e badanti, in cui è presente invece tanto nero e sommerso".
E per il dirigente sindacale "l'applicazione di una moratoria -continua- avrebbe il solo effetto di aumentare il nero, il sommerso". "Secondo noi, infatti, non esiste alcun rischio di dumping sociale, basti pensare -avverte- che dopo l'ingresso della Slovenia furono soltano un migliaio i lavoratori arrivati dal Paese nelle province di Trieste e Gorizia". Per questi motivi, aggiunge Belci, "non capisco ad esempio le preoccupazioni da parte del governatore veneto, vista anche la distanza fisica dalla Croazia". "E poi la Croazia è un paese sostanzialmente agricolo, con poca industria, e quindi con poche risorse umane -conclude- specializzate nel settore".