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È arrivata stanotte (12 gennaio) la rottura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale del settore alimentare, che interessa 400mila lavoratori, scaduto dallo scorso 30 novembre. Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno abbandonato il tavolo con Federalimentare: dopo 14 incontri tecnici era prevista una seduta plenaria a oltranza, ma i sindacati hanno rilevato l'impossibilità di proseguire il negoziato. Un'interruzione in un settore, l'alimentare, da sempre caratterizzato da relazioni industriali positive, che insieme alla chimica è storicamente un modello per i rinnovi contrattuali. Abbiamo fatto il punto sul negoziato con il segretario generale della Flai Cgil, Stefania Crogi, subito dopo la rottura. "Anche nel nostro settore - esordisce la sindacalista - si cerca di far passare un accordo che emargina ed esautora completamente il ruolo delle relazioni sindacali, sia a livello nazionale che a livello aziendale. Giunti a una certa fase della trattativa dunque la situazione era diventata inaccettabile".
Rassegna Qual è la vostra principale critica a Federalimentare?
Crogi Nella proposta di Federalimentare, si chiede che il secondo livello di contrattazione possa essere esercitato a invarianza di costi aziendali. Questo significa, per esempio, che i contratti integrativi non possono prevedere nuove assunzioni e diversi inquadramenti per i lavoratori: i sindacati non hanno più le gambe per supportare questo tipo di richieste. In generale, viene tagliato fuori dagli accordi di secondo livello tutto ciò che comporta una spesa per le imprese: è evidente che il principio dell'invarianza di costi non si può avallare.
Rassegna Anche a livello nazionale la proposta non vi ha soddisfatto.
Crogi Le aziende volevano concludere un'intesa basata sul blocco degli scatti di anzianità per tutti, anche per i nuovi assunti. Hanno poi chiesto di congelare il premio di produzione, che così non verrà più erogato. L'Edr (Elemento distinto della retribuzione, ndr) viene erogato per 12 mensilità anziché 14, non ha incidenza sul trattamento di fine rapporto e incide sull'imponibile salariale. Nel testo proposto si dice anche che non ci saranno aumenti per il 2016. In questo modo - in sintesi - si tenta di concedere un aumento salariale mettendo le mani proprio nelle tasche dei lavoratori. Senza contare che le controparti non vogliono discutere su molti temi, come le indennità, il nodo degli appalti e le contrattualizzazioni del Jobs Act nel nostro settore.
Rassegna Cosa è successo nell'ultimo incontro, che ha sancito la rottura?
Crogi C'erano già tutti questi problemi sul tavolo. In più, ieri sera è avvenuto un episodio nel corso della trattativa: durante una delle sospensioni, che doveva essere una pausa, una parte della delegazione negoziale è scomparsa sotto i nostri occhi. Era andata via perché non in grado di formulare una proposta complessiva per portare avanti la trattativa. A quel punto abbiamo deciso di fare il nostro mestiere di sindacato e abbiamo interrotto il negoziato.
Rassegna Quali sono le prossime mosse?
Crogi Adesso mettiamo in campo le nostre iniziative unitarie, proclamando lo stato di agitazione: assemblee a tappeto, blocco di straordinari e festività, 4 ore di sciopero in azienda entro il 22 gennaio e 8 ore di sciopero nazionale entro fine mese. Ci auguriamo che le controparti riflettano: le invitiamo a meditare su come riallacciare una tradizione virtuosa di relazioni industriali, che ha reso l'alimentare un settore pilota per il nostro paese.