PHOTO
Una crisi grave, che sta mettendo a rischio oltre 4 mila posti di lavoro. È quella della catena di supermercati Tuodì (ex Dico), con 400 punti vendita dislocati in 16 regioni italiane. La società è travolta da una pesante crisi debitoria, stimata sui 365 milioni di euro. Oggi (mercoledì 26 luglio) la vertenza arriva a Roma: l’appuntamento per governo, azienda e sindacati (già previsto per la scorsa settimana, poi slittato) è alle ore 11 presso il ministero dello Sviluppo economico. In concomitanza con l’incontro, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno organizzato un presidio.
Martedì 11 luglio la società ha richiesto il concordato preventivo in continuità dell’attività (anche per mettersi al riparo dalle istanze di sequestro dei creditori). I timori di un possibile fallimento sono però ancora concreti, anche in considerazione del fatto che già 123 negozi hanno chiuso per mancanza di forniture delle merci. “Nonostante la situazione sia ogni giorno che passa sempre più preoccupante – spiega Giovanni Dalò (Filcams Cgil nazionale) – il nostro impegno ha come obiettivo la difesa dei posti di lavoro dei circa 4 mila dipendenti a rischio licenziamento”.
Il primo incontro tra azienda (proprietà della famiglia Faranda) e sindacati si è tenuto il 6 luglio scorso, presso la sede Confcommercio di Roma. Nel confronto la società manifestò la volontà di garantire la continuità dell’attività, lasciando però anche ventilare la possibilità di una vendita “a spezzatino” dei supermercati. Un incontro cui l’azienda “si è presentata a mani vuote, senza alcun piano industriale” e che non “ha prodotto alcuna novità, piuttosto ha alimentato le preoccupazioni già presenti”, commentarono a fine riunione Filcams, Fisascat e Uiltucs. Da lì la decisione di uno sciopero nazionale di quattro ore, che si è tenuto sabato 8 luglio.
Il gruppo nasce nel marzo 2013, con la cessione di 342 punti vendita Dico-Coop alla società Tuo spa, titolare dei discount a marchio Tuodì (è da rilevare che è tuttora pendente al Tribunale di Milano un ricorso arbitrale, avviato dal gruppo Tuodì, per indennizzi pari a circa 300 milioni di euro). Il fatturato del gruppo nel 2015 è stato di 754 milioni di euro, con una perdita di 40 milioni. Il debito bancario netto ammonta a quasi 198 milioni di euro (quasi interamente scadente nello spazio di un anno), il passivo complessivo è di 365 milioni.