Non c’è pace per i metalmeccanici pugliesi. Se a Taranto sono alle prese con la difficile situazione del complesso siderurgico, a Bari sta per aprirsi la vertenza della Bosch. L’azienda tedesca ha infatti annunciato una forte riduzione del personale in tutti i suoi stabilimenti, a causa dello stop alla produzione di motori diesel. Entro il 2022 il numero dei lavoratori dell’impianto potrebbe scendere di ben 600 unità, passando dagli attuali 1.840 dipendenti a 1.200. Un piano di 640 esuberi, dunque, che oggi (giovedì 28 novembre) sarà al centro dell’incontro convocato a Roma, alle ore 10 presso la sede del ministero dello Sviluppo economico. In concomitanza con il vertice, a Bari si terrà uno sciopero di otto ore e un presidio davanti alla fabbrica.

Giovedì 21 novembre si è tenuta in Germania, precisamente a Stoccarda, la riunione del Comitato aziendale europeo. In quella sede il board ha confermato il taglio del personale in tutta Europa, soprattutto nel settore legato al diesel. “Per Bari è stato dichiarato che nel 2022 i dipendenti dovranno essere 1.200”, spiegano le Rsu di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil: “Una dichiarazione che a Bari non accettiamo, dono anni di elogi peri vari premi vinti da questo sito industriale. La Bosch ha dichiarato che nel 2023 prevederà un cambio epocale per il settore automotive. A noi interessa poco. Ci batteremo in tutte le sedi e in tutte le piazze per garantire a Bari il futuro che merita”.

Lo stabilimento Bosch, specializzato nella produzione di pompe diesel, è il secondo per numero di dipendenti della Puglia (dopo l’ex Ilva) e il terzo dell’intero Mezzogiorno (dopo anche la Fca di Melfi). L’età media dei lavoratori dell’impianto barese è di circa 40 anni: non è quindi possibile pensare a eventuali prepensionamenti, con la conseguenza che la cassa integrazione a zero ore sembra inevitabile. Il numero di 640 esuberi è praticamente uguale dai 620 licenziamenti annunciati dalla multinazionale nel luglio scorso, a causa del crollo delle vendite dei morti diesel, cui hanno contribuito sia l’incremento di auto elettriche e ibride sia lo scandalo sulle emissioni (il cosiddetto “dieselgate”) che ha riguardato la scoperta della falsificazione delle emissioni di vetture munite di motore diesel del gruppo Volkswagen.

La Bosch già due anni fa intendeva procedere a centinaia di esuberi, poi rientrati grazie a un accordo sindacale firmato nel settembre 2017 e all'arrivo a Bari della produzione della bicicletta elettrica “e-bike”. Le Rsu di Fiom, Fim e Uilm, riportando le parole del management tedesco, sottolineano che “la direzione ha dichiarato di non vedere alcuna prospettiva industriale, nei fatti la Bosch non dà garanzie nemmeno sulle evoluzioni delle pompe diesel Euro 7”. L’Unione Europea, come noto, ha annunciato che dal 2022 verranno banditi i motori a combustione tradizionali: la vertenza, dunque, si annuncia molto complicata, e rischia di essere solo la punta dell’iceberg di un settore, quello del diesel, che in Italia occupa circa 150 mila persone.

(mt)