Il fantasma della governance europea si aggira per l'Italia. Dopo una delle crisi economiche più gravi della storia moderna, dopo decine di appelli alle regole della finanza e al ritorno della politica, nel nostro paese il tema è ancora praticamente assente, mentre negli altri paesi non solo se ne parla, ma si stanno tentando anche possibili approcci innovativi. Questo il tema affrontato oggi nel corso di una iniziativa della Cgil e dell’associazione Bruno Trentin dal titolo “Uscire dalla crisi: quale governance per l'Italia e l'Europa” che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Guglielmo Epifani, Giuliano Amato, Bernadette Segol (possibile prossimo segretario generale della Ces) e Susanna Camusso.

Nel corso del suo intervento il presidente dell’associazione Trentin, Guglielmo Epifani, ha denunciato il silenzio che c’è in Italia sulla questione. “In Italia ne parlano solo pochi studiosi ed esperti e sui giornali quasi non se ne trova traccia, mentre il governo si occupa d'altro o peggio fa finta di nulla”. L’ex numero uno della Cgil ha spiegato che “molti soggetti, in questi giorni, lamentano ‘solitudine’ ma è difficile porre adesso questo problema dopo aver perseguito per mesi, per anni, la politica dell’incontro riservato, della trattativa e delle decisioni non trasparenti”. La Cgil, ha ricordato Epifani, “ha posto inutilmente da tempo la questione di una sede in cui affrontare l’insieme dei problemi, ma la verità è che manca del tutto un luogo in cui i vari soggetti possano confrontarsi”.

Così come è emerso dal dibattito, ciò che è certo è che la crisi continua ad attanagliare l’Europa in maniera insidiosa e diversa rispetto alle precedenti per i suoi effetti globali che determineranno conseguenze politiche e morali durature. “In questo contesto - ha detto ancora Epifani - è evidente che l’Unione europea è appesa ad un filo. Non c’è una posizione univoca su nulla, dalla questione degli eurobond alla politica estera. Le decisioni che verranno probabilmente assunte in relazione al nuovo patto di stabilità avranno conseguenze pesanti sull’Italia perché è evidente che prendere a riferimento il debito pubblico, puntando al dimezzamento di fatto del suo stock in un certo arco temporale, non potrà non comportare politiche durissime”.

Scelte che secondo Epifani graveranno “sui salari già bassi in Italia, sul welfare pubblico, che rischierà di essere aggredito anno dopo anno nelle sue componenti più importanti, sugli investimenti necessari alla ripresa. Ancora di più si rischierà la differenziazione fra aree territoriali e la divaricazione della ricchezza, già molto accentuata”. Ma oltre alle questioni macro, si tratta anche di ritrovare un baricentro, un fulcro su cui poggiare le politiche. E questo fulcro, sia per Bernadette Segol, sia per Susanna Camusso, dovrà essere “la ricerca di una nuova giustizia sociale e quindi una ripresa della battaglia politica e cultura contro le diseguaglianze”.

E se la candidata leader del sindacato europeo ha voluto insistere sul tema del “no all'austerità e dell'introduzione di forme di controllo e tassazione dei movimenti finanziari speculativi”, Susanna Camusso è tornata a parlare dei temi che saranno anche al centro del prossimo sciopero generale del 6 maggio: fisco e lavoro. In particolare Camusso ha voluto concentrare l'attenzione su tre questioni trasversali: “i giovani e la precarietà del lavoro, le politiche industriali e i problemi relativi agli enormi divari presenti in Europa, ma anche in Italia tra nord e sud”.