“Altro che ripresa, nelle aziende metalmeccaniche bergamasche registriamo un netto peggioramento della crisi”: lo ha detto questa mattina Mirco Rota, segretario generale provinciale della Fiom-Cgil di Bergamo, mentre illustrava alla stampa locale la consueta “radiografia” della crisi coi dati aggiornati al mese di aprile: informazioni su cassa integrazione ordinaria e cassa straordinaria aperte e in corso, sulle mobilità, sul numero dei lavoratori coinvolti in 400 aziende del settore.
In totale, nel mese che si sta chiudendo, ad essere coinvolti in una qualche forma di ammortizzatore sociale (avviato nei mesi scorsi e ancora in attivo oppure partito proprio ad aprile) sono stati 22.291 lavoratori metalmeccanici rispetto ai 17.289 di marzo. Andando a ritroso nel tempo, a febbraio il totale era stato di 11.549, a gennaio di 12.442, nel dicembre 2008 di 7.716 e a novembre di 6.071.
“Questi dati, purtroppo, non fanno che smentire clamorosamente le previsioni di ripresa che fa Confindustria” continua Rota. “Nella nostra provincia le aziende del settore auto, le fonderie e quelle che producono componenti meccaniche si trovano in grandi difficoltà, comprese le realtà storiche, di grandi dimensioni, come la Brembo. L’unico comparto che sembra reggere i colpi è quello dell’elettromeccanica: aziende come Schneider Electric, Lovato e ABB reggono senza ricorrere a cassa integrazione o mobilità.
In generale per i lavoratori il periodo è davvero duro: basti pensare che, con l’integrazione salariale, un lavoratore vive per mesi con 800 o 900 euro lordi mensili. A proposito di cassa, un elemento da segnalare, dati alla mano, è che 263 sulle 400 aziende prese in considerazione (pari al 71%) ha richiesto periodi massimi di integrazione salariale, cioè 13 mesi. In pratica, è come se si tentasse di rinviare la crisi a settembre, dopo l’estate, quando non sappiamo cosa potrà succedere”.
Crisi, a Bergamo colpiti 22 mila metalmeccanici
27 aprile 2009 • 00:00