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A Roma e nel Lazio l'unica forma di lavoro che cresce è quella dei contratti a termine. Il lavoro è sempre più precario: bisogna far ripartire il "tavolo" sulla Capitale e promuovere a livello nazionale un'occupazione di qualità. A dirlo è il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio Michele Azzola, sulla base dei dati Inps, Istat e ministero del Lavoro. "I numeri dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps - spiega l'esponente sindacale - ci dicono che nella nostra regione continuano crescere i contratti a termine. Nel solo mese di novembre sono stati il 77,69 per cento del totale dei contratti attivati, portando la media annua al 73,51. Ciò significa tre assunzioni su quattro. Ma attenzione: molto spesso si tratta di più contratti a termine attivati per la stessa persona".
Incrociando i dati emerge inoltre che "la maggioranza di questi contratti ha una durata breve, spesso brevissima: da 1 a 30 giorni per circa il 60 per cento, il 30 per cento dei quali si riduce a un giorno. Questo non è precariato, è qualcosa di peggio: è il trionfo dei lavoretti, e a chi svolge lavoretti non si applicano gli ammortizzatori sociali perché non viene raggiunto il numero minimo di settimane". Michele Azzola rileva anche che parallelamente "si riduce sempre di più il perimetro di coloro che godono di un contratto a tempo indeterminato: nel periodo gennaio-novembre 2017 i contratti a tempo indeterminato non sostituiti sono stati 38.335, un dato significativamente più alto rispetto al 2016, quando nello stesso intervallo di tempo sono stati persi 26.787 posti di lavoro stabile".
Il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio sottolinea anche che "a dispetto delle tante agevolazioni alle aziende, crescono poi troppo poco i contratti di apprendistato ma soprattutto sono insufficienti le trasformazioni". Per quanto riguarda gli stagionali, quella "forte crescita del turismo nel 2017 di cui tanto si parla non trova rispondenza nei contratti stipulati. Si tratta di turismo non accompagnato dal lavoro o siamo forse di fronte a un lavoro sommerso che incrementa i dati già allarmanti dell’Eures, secondo cui nella sola provincia di Roma l’economia non osservata produce un valore aggiunto di 19,2 miliardi di euro, di cui 17,7 derivanti dall’economia sommersa e 1,5 proveniente da quella illegale?".
Questo scenario, conclude Azzola, rende evidente "e non più rinviabile la necessità di invertire la tendenza e restituire dignità al lavoro. Il Jobs Act è miseramente fallito. Le politiche finora attuate sono sbagliate, producono povertà, discriminazione nei luoghi di lavoro e aumentano il divario tra i pochi che hanno tanto e i tanti che hanno poco. Si è arrivati addirittura a negare il diritto al dissenso, a pretendere di lavorare in ambienti salubri e in condizioni di sicurezza. Questo non è più accettabile. La nuova legislatura nazionale e regionale che uscirà dal voto del 4 marzo dovrà reintervenire sulla normativa del lavoro e far ripartire alla svelta il tavolo per Roma e la promozione di un'occupazione di qualità".