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“I cantieri sono fermi e impiegano lavoratori ultracinquantenni, i giovani non si avvicinano più al settore, stiamo incorrendo in una grave perdita di manodopera qualificata”. Così Silvano Penna, segretario generale della Fillea Cgil della Puglia, ha presentato oggi (martedì 12 marzo), nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta sul cantiere della linea ferroviaria Bari-Bitetto, i “numeri impietosi” che spinge la categoria (assieme a Filca Cisl e Feneal Uil) a partecipare venerdì 15 marzo alla manifestazione nazionale dei lavoratori edili che si terrà a Roma.
Dal 2009 il numero degli occupati nel settore delle costruzioni in Puglia si è quasi dimezzato, passando da 60 mila a 32 mila, con quasi 4 mila imprese in meno. Il dato che riguarda artigiani e piccole e medie imprese vede una contrazione di 2.700 addetti, con una diminuzione della massa dei salari pari a 12 milioni di euro. “Se i lavori non ripartiranno, continueremo a perdere centinaia di milioni di euro, l’indotto resterà senza introiti e le infrastrutture non saranno in condizione di favorire lo sviluppo dell’economia garantendo la mobilità di persone e merci”, prosegue Penna. Preoccupanti, infine, i numeri forniti dalla Cassa edile, rispetto sempre al 2008: 27.411 iscritti in meno, che in termini salariali significa meno 190 milioni annui.
“Nel Mezzogiorno ci sono tante grandi opere strategiche, molte delle quali in Puglia, su cui investire per creare nuova occupazione e sostenere la competitività e lo sviluppo del territorio”, aggiunge il segretario generale della Cgil Puglia Pino Gesmundo. Ne è un esempio il raddoppio della linea ferroviaria sulla dorsale adriatica, tra Lesina e Termoli, “una strozzatura da sanare e che unirebbe la Puglia al corridoio scandinavo-mediterraneo”. Dopo anni di attesa (il progetto è del 2001) è stato pubblicato il bando di gara “che riguarda però soltanto 14 dei 34 chilometri complessivi, relativi alla sola parte pugliese. Il Molise si oppone al cosiddetto raddoppio ‘in sede’, comportando tempi più lunghi per la realizzazione del tratto molisano e costi più alti di circa 170 milioni che, per una ventina di chilometri, significano quasi 10 milioni a chilometro. I costi di previsione, a oggi, dagli iniziali 212 milioni sono arrivati a 700 milioni”.
Ma la lista degli interventi finanziati e spesso mai partiti è lunga. Solo per le opere ferroviarie vi sono finanziamenti per 2,8 miliardi di euro, e “riguardano – dettaglia Penna – il nodo ferroviario di Bari, il miglioramento dei collegamenti sulla Bari-Taranto e la Foggia-Potenza. Oltre al pezzo dell’alta capacità sulla Bari-Napoli che procede a rilento. Ancora sono bloccati i finanziamenti per la strada Torre a Mare-Bari, per il completamento della statale Lecce-Taranto e della Maglie-Leuca. Significa migliorare i trasporti per le persone, rendere le linee e le strade più sicure, velocizzare anche la movimentazione merci. Oltre a sviluppare, questi interventi, milioni di giornate lavorative per gli addetti del settore”.
Per il segretario generale Gesmundo “il paradosso è rappresentato dagli annunci roboanti del presidente del Consiglio sul Piano di sicurezza nazionale, messi di fronte agli atti concreti. Alla conferenza Stato-Regioni il ministro dell’Ambiente non si è presentato. La Puglia dal Patto per il Sud ha a disposizione 133 milioni di euro per interventi sul dissesto idrogeologico. Sono stati presentati i progetti esecutivi da tempo, ma le somme non vengono erogate”. Per l’esponente sindacale, dunque, si continua “a parlare della Tav per tornaconti elettorali e ci si dimentica di opere fondamentali per un pezzo del Paese che ha bisogno di colmare un gap infrastrutturale che è una tara per le ambizioni di sviluppo vero. Per questo la vertenza degli edili è tema di politica generale”.