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I giochi olimpici di PyeongChang entrano nell'ultima settimana, ma ancora non è arrivata la vittoria più attesa dai difensori dei diritti umani e dai sindacati di tutto il mondo: la liberazione di Han Sang-gyun e degli altri sindacalisti detenuti in Corea del Sud. Han, presidente della Confederazione sindacale coreana Kctu è stato imprigionato nel dicembre 2015 e condannato a tre anni di carcere per aver organizzato una manifestazione di massa contro la riforma del lavoro proposta dal governo, tutta incentrata sulla precarizzazione dei contratti.
Nei giorni scorsi, durante i giochi olimpici, sono stati moltissimi gli attestati di solidarietà e le manifestazioni in tutto il mondo per chiedere la liberazione di Han Sang-gyun e degli altri sindacalisti (9 in tutto) attualmente in carcere in Corea del Sud. Anche la Cgil, che da tempo ha fatto propria la battaglia per la scarcerazione di Han, ha voluto mandare un messaggio, indirizzato in particolare agli atleti italiani.
Il fatto è che i riflettori accessi dai giochi olimpici rappresentano un'occasione straordinaria per mettere fine a queste detenzioni illegittime. Come ha osservato Minky Worden, direttore delle iniziative globali di Human Rights Watch, l'attuale presidente coreano Moon Jae-in (avvocato, difensore dei diritti umani) ha l'occasione d'oro per aprire una stagione nuova per la Corea, usando la "leva" delle olimpiadi per innescare il cambiamento. A partire, appunto, dalla liberazione dei sindacalisti ingiustamente detenuti, "la cui carcerazione - dice Worden - è un'eredità pesante del precedente governo guidato dalla conservatrice Park Geun-hye, finita al centro di uno scandalo per corruzione nel 2016.
La richiesta di liberazione per Han e gli altri sindacalisti detenuti in Corea è ulteriormente rafforzata dalla concomitante scarcerazione del magnate, vicepresidente di Samsung, Lee Jae-yong, condannato originariamente a cinque anni perché coinvolto nello stesso scandalo per corruzione costato la presidenza all’ex presidente della Corea del Sud Park Geun-Hye. "Per lui dopo appena un anno di detenzione si sono aperte le porte del carcere - ha osservato Sharan Burrow, segretaria generale dell'Ituc, il sindacato internazionale - mentre i sindacalisti che si sono battuti per i diritti di 6.4 milioni di lavoratori irregolari, che guadagno meno di 6.9 dollari all'ora, restano dentro. Solo liberandoli subito - ha aggiunto Burrow - la Corea del Sud potrà ricostruire un sentimento di fiducia nella giustizia e nei diritti tra i suoi lavoratori".