PHOTO
Una sala strapiena e nell’aria una sana rabbia, costruttiva e con una gran voglia di cambiamento. Diversi interventi, tante storie, personali e collettive, tutte riconducibili a una forte richiesta di dignità, che solo il contratto può riconoscerti. Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl hanno promosso oggi (6 novembre) l’assemblea nazionale quadri e delegati della cooperazione sociale: quel pezzo di privato che garantisce servizi pubblici. Un appuntamento importante, nato per fare il punto della situazione, specie in relazione alla trattativa per il rinnovo del contratto che, come ricorda il responsabile delle cooperative sociali della Fp Cgil nazionale, Stefano Sabato, “non solo riguarda una platea enorme di lavoratrici e lavoratori, che stimiamo essere intorno alle 350 mila unità, ma che soprattutto attendiamo da oltre sei anni”.
Diverse le questioni sul tappeto, legate ad un settore che, nella profonda crisi che ha colpito in modo radicale il sistema dei servizi pubblici, ha rappresentato l’anello più debole. Come è emerso da subito dalle storie che le lavoratrici e i lavoratori hanno raccontato oggi. Come quella di Gaia Bandini, da Gorizia e nella vita educatrice professionale. “Mi occupo di minori disabili - ha raccontato Gaia -. Creiamo per i nostri ragazzi un progetto educativo, per la loro autonomia e integrazione. Ma abbiamo bisogno di diritti. Lavoriamo per l’inclusione ma siamo i primi a non essere riconosciuti”. Da qui la richiesta forte di Gaia di dignità, possibile attraverso il rinnovo del contratto: “Ridiamo dignità a questo lavoro - ha affermato - ridiamo dignità al lavoro delle donne. Dignità e lavoro non possono essere separati”. Nello stesso segno l’intervento di Emanuele Fontana, operatore al Centro unico di prenotazione a Latina. “Vogliamo il rinnovo del contratto nazionale, vogliamo che ci sia riconosciuta la giusta retribuzione”, rilanciando il bisogno della mobilitazione per raggiungere il rinnovo: “Al mio polso porto ancora il braccialetto della mobilitazione che promuovemmo il 25 maggio del 2016. È ora di rimetterci in campo. È ora di mobilitarci di nuovo. Noi siamo caldi: vogliamo il rinnovo del contratto”.
Scendendo ancora più a sud, Roberto Valestra, operatore socio sanitario a Napoli, ha raccontato come nella città partenopea “siamo passati da un appalto unico che riguardava tutto il Comune a una suddivisione in dieci lotti che ha rotto il monopolio ma che ha favorito, allo stesso tempo, le cooperative spurie, che non pagano gli stipendi e che non riconoscono i contratti nazionali”. Da qui il bisogno di garantire adeguati servizi ai cittadini ma, allo stesso tempo, di tutelare coloro che li rendono possibili. “Bisogna reinternalizzare i servizi ma vanno internalizzati anche i lavoratori - ha spiegato Roberto -. Non si possono lasciare soli, riprendiamo la mobilitazione, anche per garantire lo stesso livello di assistenza in tutto il Paese”.
Risalendo al nord, il racconto di Antonino Campaniolo, anch’egli operatore socio sanitario ma a Torino. “Siamo sotto un ricatto morale - ha fatto sapere Antonio -. Chi ha un contratto precario ma anche chi ha il tempo indeterminato. A lavoro lotto sempre, faccio quasi 200 ore di lavoro al mese per circa 1.300 euro. Ma siamo stanchi, tutti. Ora basta. Sappiamo che da soli non andiamo da nessuna parte e che abbiamo bisogno del sindacato per riacquistare dignità. Il sindacato ha il dovere di raccogliere gli assoli e avviare una mobilitazione corale per riaffermare il diritto al rinnovo del contratto”. Ad elencare per esteso alcuni dei problemi che gravano sulle lavoratrici e i lavoratori della cooperazione sociale è stato invece Manuel Mesoraca, educatore di strada a Bologna. “Un uso spasmodico del part time verticale, nessuna tutela nei cambi di appalto, le notti passive e altro ancora. E alla fine siamo noi a pagare la crisi. A noi è richiesto di fare le veci del pubblico, perché sempre più depotenziato, solo perché ‘garantiamo’ orari flessibili e meno diritti. Sono stanco di sentir parlare di qualità dei servizi e poi sono le stesse cooperative a non essere disponibili a investire soldi nella nostra professionalità. Bisogna riconoscere il nostro valore, che dà risposte alle fasce deboli. Chiediamo dignità, chiediamo il contratto e se non ci ascoltano: sciopero!”.
A tirare le fila di questa intensa giornata, il segretario nazionale della Fp Cgil, Federico Bozzanca. “Da questa sala strapiena - ha sintetizzato - emerge con forza il bisogno di un rinnovo del contratto che certifichi un incremento salariale e il rafforzamento del sistema dei diritti, a partire dalla esigibilità delle clausole sociali. Serve uno scatto rispetto al passato, facendo uscire la sana rabbia che abbiamo registrato oggi, condizionando la strategia dei prossimi mesi. Chiedete normalità, che oggi diventa straordinarietà: lavoriamo per ottenerla e prepariamoci a mettere in campo tutte le necessarie forme di lotta”. Questo l’impegno unitario del sindacato, mentre in vista tra questo e il prossimo mese sono calendarizzati diversi appuntamenti della trattativa con l’obiettivo di arrivare ad un accordo entro la fine dell’anno.
Un accordo che, come ha spiegato Stefano Sabato, anche alla luce delle questioni in campo, “certifichi aumenti salariali adeguati e retribuzioni stabili. In termini di qualità del lavoro lavoriamo per inserire nel contratto più tutele nei cambi di gestione e il contrasto al part time verticale usato come strumento di precarizzazione del lavoro. Ma ci sono altri, tra i tanti, punti che vanno affrontati, come il corretto inquadramento del personale e il freno da porre al tema delle notti passive”.