“Non è casuale che in questi giorni il Consiglio di Stato, sollecitato dal governo, abbia emanato un parere che cambia le regole sulla rappresentatività per la sottoscrizione dei contratti collettivi nazionali di lavoro, proprio mentre è aperta la stagione contrattuale”. A dirlo è il segretario generale della Fp Cgil, Carlo Podda, commentando un parere dei giudici di Palazzo Spada (n.sezione 4108/2008) che mette in condizione Cisl e Uil di firmare molti contratti del pubblico impiego, primo fra tutti quello del comparo Enti locali, senza l’assenso della Cgil.

Spiega Podda: “Sono le anticipazioni della riforma Brunetta sulla rilegificazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego. Chi è al governo decide di volta in volta come gli conviene interpretare e applicare le regole, che sono invece definite proprio per dare certezza, trasparenza e diritti. È l’invasione, senza più alcun freno, della politica nella gestione di qualunque aspetto che riguardi il pubblico impiego, in totale spregio delle norme”. Ricordiamo, tra l’altro – aggiunge il dirigente sindacale – che l’attuale normativa ha attribuito al giudice ordinario le controversie nel pubblico impiego, per cui il parere del Consiglio di Stato, organo la cui autorevolezza non abbiamo mai messo in discussione, non è competente in materia e quindi non può modificare le regole attuali”.

Secondo il leader dei pubblici Cgil, “è fin troppo evidente che l’aggiramento delle norme ha come fine quello di prendere decisioni anche senza avere la maggioranza dei consensi o, per meglio dire, di costruire una falsa maggioranza . Per ottenere questo si è disposti a piegare e distorcere le regole utilizzate negli ultimi 14 anni, con il consenso di tutti”. Così conclude la nota: “Vorremmo capire, infine, se la difesa del diritto è un impegno solo della Cgil o anche delle altre organizzazioni Sindacali, che hanno contribuito a definire le regole che oggi vengono calpestate. Nella lista, già lunga, dei motivi per partecipare allo sciopero generale di domani, si aggiunge anche questo volgare tentativo di mettere il bavaglio alla maggioranza dei lavoratori che non condividono gli accordi sottoscritti”.