Trattative interrotte per il rinnovo del contratto (Ccl) di quadri, impiegati e operai della Rai, scaduto ormai da 39 mesi. Una rottura, spiegano Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Informazione, Snater e Libersind-ConfSal, provocata “dall’annuncio dell’azienda di non voler incrementare i minimi salariali” e dalla scarsa chiarezza riguardo “il raggiungimento del Premio di risultato sul 2016”. Mercoledì 29 marzo, allora, i sindacati terranno un presidio a Roma, a partire dalle ore 10, davanti alla sede Rai di viale Mazzini, in concomitanza con il Consiglio di amministrazione che dovrà approvare il bilancio 2016.

“È inaccettabile che dopo mesi di confronto di merito, di elaborazione di testi sulla parte normativa, relazioni sindacali, mercato del lavoro e figure professionali, l’azienda ritenga di voler buttar un lavoro fondamentale per il futuro della Rai e della sua operatività e modernizzazione, perché ritiene insostenibile il costo del  rinnovo del contratto” spiegano i sindacati in una nota, sottolineando che “il costo del lavoro si è notevolmente abbassato percentualmente in azienda, soprattutto per l’impegno produttivo che si è assunto ogni lavoratore della Rai”. Per il sindacato è dunque “impossibile parlare di modernizzazione della Rai, innovazione dei modelli produttivi, evoluzione delle figure professionali e dei processi produttivi, formazione, rinnovamento del servizio pubblico, senza contestualizzare tali cambiamenti nell’ambito del rinnovo contrattuale”.

Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Informazione, Snater e Libersind-ConfSal ritengono “fondamentale procedere a una riduzione degli sprechi, ad esempio i costi esorbitanti imputabili ad appalti, consulenze e contratti artistici”. Altrettanto fondamentale è avviare “una regolazione del mercato del lavoro interno che preveda una partecipazione attiva del sindacato”, oltre che “la revisione delle modalità di reclutamento del personale e di sviluppo delle professionalità interne, tutte materie necessariamente contenute nel testo del contratto da rinnovarsi”.

Da settimana, continuano i sindacati, viene chiesto “al direttore generale di enucleare i conti aziendali del 2016 e le previsioni sul 2017/2018, e di aprire una discussione sul piano industriale, proprio al fine di contestualizzare anche il rinnovo contrattuale in essere e per trovare soluzioni, sostenibili da entrambi le parti, nella sua necessaria articolazione”. Al direttore generale, aggiungono le sigle, è stato chiesto “di intervenire con maggiore convinzione nei confronti della politica per chiedere certezze di risorse economiche per la Rai servizio pubblico”, perché quanto stabilito dalla normativa “è insufficiente per l’impegno che si chiede in convenzione”. A maggior ragione, i sindacati ritengono “incomprensibile una posizione di tale rigidità nei confronti delle proprie maestranze in una fase così delicata come il rinnovo della concessione e convenzione di servizio pubblico”.

Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Informazione, Snater e Libersind-ConfSal annunciano anche che nelle prossime settimane, se a “queste richieste non verrà data una risposta coerente, si avvierà un percorso assembleare diretto alla preparazione della mobilitazione generale nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori della Rai”. In conclusione, i sindacati evidenziano che “mentre il pagamento del Premio di risultato è legato al raggiungimento di un risultato economico stabilito, il contratto deve essere oggetto di confronto paritario tra le parti e attiene alla parte economica e normativa. Non esiste alcuna possibilità di rinnovo contrattuale senza un intervento sui minimi salariali, bloccati appunto da 39 mesi”.