Anche per il contratto degli elettrici arriva una piattaforma separata. L'ha inviata oggi alla controparte la Filcem Cgil. Dopo centinaia di assemblee svolte in tutti i posti di lavoro, si legge in una nota, l'assemblea nazionale dei quadri e delegati del settore elettrico aderenti alla Cgil ha approvato la piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale degli elettrici, in scadenza proprio il 30 giugno 2009.

Le richieste, che interessano oltre 65.000 lavoratori dipendenti da più di 130 imprese italiane e straniere, pubbliche e private, sono già state presentate alle controparti Assoelettrica (associata Confindustria), Enel, Federutility (aderente a Confservizi), Gse, Sogin e Terna (le società controllate dal ministero dell'Economia), con lo scopo di aprire subito le trattative.

Dopo i metalmeccanici, i sindacati degli elettrici non sono riusciti a varare una piattaforma unitaria. Stavolta però non è per la durata contrattuale, tutte le organizzazioni impostano le rivendicazioni sul prossimo triennio. “Ci abbiamo provato fino a qualche giorno fa – esordisce Alberto Morselli, segretario generale della Filcem – ma alla fine il confronto tra noi si è arenato sulla richiesta salariale: noi abbiamo insistito affinché si indicasse la cifra, ma Cisl e Uil di categoria non hanno voluto, o potuto, esplicitare alcunchè”.

La piattaforma della Filcem chiede un aumento di 190 euro medi nel triennio 2009-2012, di poco superiore al 6% realizzato nel secondo biennio economico del contratto 2005-2009: se si applicasse invece quanto indicato dall'indice Isae previsto dall'accordo separato dello scorso 15 aprile, si avrebbe un aumento nel triennio solo del 5,7%, del tutto insufficiente a recuperare il potere di acquisto dei lavoratori elettrici. ”Per quanto si possa discettare sui conti – aggiunge Morselli – i segretari generali di Flaei e Uilcem non hanno avanzato alcuna controproposta quantitativa, che pure avremmo valutato con attenzione. Perché si è preferito da parte loro non esplicitare la richiesta di aumento?".

Il segretario non nasconde che ha pesato l'accordo separato sui contratti del 22 gennaio. “Lo abbiamo rigirato come un calzino – dice – ma purtroppo il nostro giudizio negativo su quell'accordo ne esce rafforzato, perché di fatto azzera  l'autonomia contrattuale delle categorie riducendo ad un mero automatismo l'aumento economico del contratto nazionale che diventa così una equazione senza contrattazione”. Morselli non esclude di ricomporre la rottura: “Tutto ciò che non abbiamo potuto fare unitariamente prima,  lo possiamo recuperare nel corso della trattativa”.

Il testo contiene inoltre due novità di rilievo: la prima, quella di andare oltre gli attuali perimetri contrattuali per realizzare il contratto unico del comparto integrato energetico-idrico, accorpando i settori elettrico, energia e petrolio, gas-acqua (contratti questi in scadenza a fine 2009) per governare meglio i processi industriali in corso; la seconda, la costituzione – sul modello tedesco -  di un sistema duale di “governance” dell'impresa che preveda l'istituzione dei Consigli di sorveglianza, con all'interno anche i rappresentanti dei lavoratori per l'indirizzo e il controllo delle strategie aziendali, così da sviluppare ulteriormente il sistema in atto di relazioni industriali verso forme più avanzate di democrazia economica.

E' una piattaforma che mette al centro la prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro, secondo la Filcem, e con il passaggio dagli attuali Rls ai Rlsa, i rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza e ambiente, si propone di incrementare  le migliori pratiche già in uso in ogni ambito aziendale. Propone la revisione dei sistemi classificatori per riconoscere merito e competenze; il rafforzamento del “welfare” integrativo, a cominciare dall'unificazione dei fondi di previdenza complementare Fopen, Pegaso e Fiprem, e dalla conferma dell'impegno sul Fisde, il fondo integrativo sanitario; un ruolo più incisivo delle Rsu sugli orari di fatto, sui turni, la reperibilità, le trasferte; una maggiore stabilizzazione del lavoro al fine di limitarne la precarietà.