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"L'unità di Cgil, Cisl e Uil è importante perché è l'unità del mondo del lavoro: vogliamo riprendere voce con forza, in un paese che si dimentica di questo tema". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha aperto martedì 12 luglio all'attivo unitario dei delegati a Roma. "Perché non si riconosce il giusto valore a chi lavora?", si è chiesta. "Più aumentano le diseguaglianze, più cresce la difficoltà del paese ad uscire dalla crisi. Ogni giorno si legge della necessità di una stabilità politica: solo per i lavoratori la stabilità non vale mai, solo loro vivono nell'incertezza e non hanno prospettive davanti. Un'instabilità ulteriormente alimentata dal fatto che non si rinnovano i contratti".
Il leader di Corso Italia ha riflettuto sulla situazione nei vari settori. "Pensiamo al turismo, fondamentale per la stagione che si avvia: i lavoratori non riescono a rinnovare il contratto e chiedono che la Naspi valga anche per loro. Si moltiplicano i voucher e il lavoro è sempre più sommerso". Per i metalmeccanici, invece, "Federmeccanica deve decidere che gli aumenti vadano a tutti i lavoratori: ogni proposta che riduce la platea non va bene e colpisce il contratto nazionale". In generale "il sistema delle imprese nel nostro paese ha smesso da tempo di investire", allora "occorre misurare anche il sistema di rappresentanza delle aziende e riflettere sul perché si rifanno sui lavoratori".
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C'è poi il nodo dei rinnovi pubblici. Così Susanna Camusso: "Nel pubblico, dopo sette anni di attesa e le scarse risorse in legge di stabilità, si può dire che non c'è alcuna volontà del governo di rinnovare i contratti pubblici. I dipendenti pubblici, che hanno sopportato la crisi, meritano subito un riconoscimento. Al contrario non c'è alcuna coerenza tra il messaggio che manda il ministro Madia e le conseguenze concrete". E ancora: "I contratti nazionali di lavoro non sono certo il luogo del privilegio, al contrario sono il luogo dell'inclusione, il modo per dare gli stessi diritti a tutti: lo dimostrano i rinnovi firmati che prevedono tante clausole importanti, per esempio quelle sugli appalti e sulla tutela dei precari. Non possono esistere lavoratori invisibili, per questo proponiamo politiche di inclusività".
Chiusura sull'unità sindacale. "Abbiamo alle spalle anni di grandi lotte unitarie nelle categorie, che proseguono anche in queste ore. Oggi qui diciamo che serve un salto di qualità: vogliamo risposte subito nei settori, altrimenti i lavoratori inizieranno a pensare che i contratti non sono più nel loro orizzonte". Sul secondo livello: "Siamo per sviluppare la contrattazione in azienda, ma questa non può mai sostituire i contratti nazionali che sono il punto di unità del mondo del lavoro". Infine, una riflessione sugli attivi: "La giornata di oggi rappresenta l'unità sindacale, la difesa dei contratti nazionali del lavoro, e ci fa capire che insieme possiamo fare un ulteriore passo in avanti. Continueremo la mobilitazione".
Il giorno dell'attivo unitario
È il momento dell'attivo unitario. Si sono riuniti a Roma i delegati e delegate di Cgil, Cisl e Uil per parlare di contratti. Appuntamento presso l'Auditorium Massimo di via Massimiliano Massimo 1, nella giornata dal titolo "Rinnovare i contratti. Rilanciare la contrattazione. Per una crescita fondata sulla valorizzazione del lavoro". Il dibattito è iniziato alle 9.30 e si è chiuso intorno alle 13. Sul palco il microfono è andato ai delegati, i lavoratori dei vari settori in attesa di rinnovo. Al centro i contratti ancora da firmare nei comparti, dunque, ma anche la questione complessiva della riforma della contrattazione con la proposta unitaria di Cgil, Cisl e Uil. Dopo gli incontri con le altre organizzazioni di impresa, le Confederazioni non hanno ancora parlato con Confindustria. In ogni caso, un primo incontro conoscitivo sulle relazioni industriali col nuovo presidente Vincenzo Boccia è avvenuto lo scorso 28 gennaio. Domenica scorsa il confronto tra Camusso e Boccia, sui temi del lavoro, a Serravalle Pistoiese.
LA GIORNATA
Furlan: contratto nazionale fonte primaria per regolare il lavoro
Il contratto è un elemento centrale di equità sociale redistributiva e il contratto nazionale resta alla base, come architrave, dell’intero sistema. Vanno dunque rinnovati i contratti scaduti e, insieme, occorre andare avanti sulla riforma e modernizzazione del sistema. Così Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, nel suo intervento dal palco. Alle associazioni datoriali ha detto “di parlare meno di contrattazione di secondo livello e di praticarla di più”. Ma con un’avvertenza: “Il ccnl è e deve restare la fonte primaria della regolazione dei rapporti di lavoro, compresi i minimi retributivi, da privilegiare rispetto a un ipotetico salariamo minimo definito per legge”. Perché, non va dimenticato, “la contrattazione nazionale tutela oggi l’85 per dei lavoratori”. Furlan ha poi fatto una sorta di elogio della contrattazione, che “non è solo regole e tabelle”, ma “serve a far partecipare i lavoratori alla vita delle imprese, serve a promuovere la formazione, il welfare complementare e naturalmente a garantire le tutele salariali e normative dei lavoratori”, incontro e sintesi “di bisogni ed esigenze diverse di capitale e imprese”. Una buona contrattazione, ha detto anche la sindacalista, “serve anche a rendere le nostre imprese più competitive e a farle stare sul mercato globale”. Per tutte queste ragioni, per il segretario della Cisl, “occorre rinnovare i contratti, sia quelli pubblici che privati e di pari passo portare avanti i tavoli interconfederali aperti. Tavoli autonomi, non sovrapponibili e non alternativi”. Nei giorni scorsi, da questo punto di vista, “abbiamo avuto un primo incontro informale con i vertici di Confindustria, intravediamo una possibilità di dialogo, ma questa disponibilità la vogliamo verificare in concreto”. Nel suo intervento Furlan ha toccato aspetti che riguardano la pubblica amministrazione (“non ci si può ridurre ai decreti della Madia, c’è bisogno di partecipazione attraverso la contrattazione”) e della scuola, rispetto alla quale ha detto che il sistema “della progressione per anzianità va mantenuto e noi ce lo terremo stretto”. Infine, una forte accentuazione sul tema dell’unità sindacale: “Cgil, Cisl e Uil devono andare insieme, come hanno fatto con la proposta sulle relazioni sindacali” e come tutti i giorni fanno i nostri delegati “che lottano insieme sui posti di lavoro”.
Barbagallo: a fine settembre valuteremo come proseguire la mobilitazione
“Questa giornata segna un grado di unità importantissimo”, afferma il segretario generale Uil Carmelo Barbagallo nel tirare le somme. “Nella legge di stabilità vogliamo le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici, per la flessibilità in uscita, i lavori usuranti, l'adeguamento delle pensioni, gli ammortizzatori sociali. Quindi a fine settembre faremo il punto. Se vogliono fare un accordo-quadro per darci risposte in arco temporale più lungo, su più anni, forse le risorse si possono trovare”. A chi gli chiede dell'eventualità di uno sciopero, “la nostra priorità – sottolinea – è fare i contratti e fare un accordo per la modifica della Fornero. La perseguiremo sino in fondo. Dopo avere valutato se ci sono spiragli, a settembre, troveremo la sintesi per decidere se continuare il dialogo o buttare il tavolo in aria e proseguire invece nella nostra lotta”. A fine anno, ricorda, saranno ben dodici milioni i lavoratori con la necessità del rinnovo, tra il contratto della pubblica amministrazione che attende da 7 anni e quelli che scadranno quest'anno: “Come sindacato vogliamo tornare a essere autorità salariale nel Paese che si impoverisce. Il ritardo a noi imputato sulla rappresentanza e rappresentatività l'abbiamo colmato con un accordo che però non possiamo ancora esigere per colpa del governo e delle controparti. C'è chi ha ipotizzato addirittura una moratoria di due anni sui rinnovi, come se tutti i blocchi non bastassero. Noi invece abbiamo fatto la nostra proposta con il nuovo modello contrattuale, ma la risposte dall'altro lato, come quella di Federmeccanica, non possiamo accettarle. E se nel passato, quando c'erano i contratti in stallo interveniva il governo a mediare tra le parti, ci chiediamo come possa farlo oggi per i metalmeccanici o per i trasporti quando è il primo a non rinnovare”.
Parlano i delegati
Luana Rotundo, delegata Uil, lavora in un'impresa di pulizia: “Siamo invisibili, quasi tutte donne e con contratti part-time. I ribassi enormi delle imprese si scaricano sui nostri stipendi già esigui sotto la soglia di povertà”. C'è poi il paradosso dei precari dei Centri per l'impiego. Il ministro Poletti da tempo ne promette il potenziamento senza passare però ai fatti. Lo racconta Christian Biagini, delegato Fp Cgil Pistoia: “Abbiamo contratti che scadono ogni anno e non sappiamo mai che fine faremo perché dipende tutto dalla legge di Stabilità”. Biagio Frisciano, Fim Cisl, è nella Rsu dell'Ilva di Taranto e spiega il disagio dei metalmeccanici: “Pretendere il rinnovo contratto è essenziale per noi. Federmeccanica è ancorata a una proposta vergognosa. Noi vogliamo chiudere insieme, è questa la strada maestra per il sindacato che vuole l'interesse comune di tutti i lavoratori di ogni settore, da Nord a Sud. Nella fase delicata della vertenza Ilva, il contratto è sempre più importante. Le nostre proposte mettono al centro ambiente, salute e lavoro, non possiamo più aspettare". Per Andrea Colombo, Cisl scuola Torino, “contrattare non è una perdita di tempo, né di potere. Anche la controparte si accorge che poi lavorare insieme rende tutto più facile”. Il delegato è molto duro sulla legge 107: “Un capolavoro del pressappochismo e spreca risorse. Nessuno, naturalmente, sputa sulle assunzioni, ma sono state fatte in maniera indegna e non rispondono alle esigenze della scuola”. Per Colombo le novità possono essere affrontate solo con la contrattazione: “Orario e organizzazione del lavoro non si possono catapultare nella scuola solo con una legge, come vorrebbe il governo”. Giuseppe Casafina, Fiom Cgil, ha stigmatizzato il comportamento di Federmeccanica: “Ci dicono che sono disposti a parlare solo di welfare aziendale. Una situazione difficile, perché noi paghiamo da anni il costo della crisi. Federmeccanica ci dice che bisogna lavorare di più , ma la loro idea di redistribuzione della produttività riguarderebbe solo il 5% dei lavoratori del settore”. Per Casafina, poi, è incredibile che dalle aziende “non sia arrivata nessuna proposta sugli investimenti: per loro tutto è tarato sul costo del lavoro: la crisi deve pesare sulle spalle di chi lavora e che la sta già pagando da anni”. Elisa Gigliarelli, della Filt Cgil, ha raccontato le difficoltà del settore merci e logistica, che “sconta la frammentazione e la difficoltà di rappresentanza delle controparti, che da noi sono ben 26, spesso in lotta tra loro”. Le controparti hanno disdettato il contratto, “ci chiedono di essere moderni, ma poi non hanno una propria progettualità e per rispondere alla concorrenza spietata sul mercato ci chiedono di abbassare ancora di più le condizioni dei lavoratori”. I fari della contrattazione, ha detto la sindacalista, per noi sono due: “La contrattazione di filiera, inclusiva e senza lavoratori di serie A e serie B e il controllo del sistema degli appalti”.
Nove milioni di lavoratori sono in attesa del rinnovo
Cgil, Cisl e Uil ribadiscono la richiesta di contratto subito. Lo afferma la Cgil Nazionale su twitter, proprio mentre sono in corso i lavori unitari. Sui contratti la Fondazione Di Vittorio ha incentrato il suo ultimo studio. “La contrattazione integrativa di secondo livello riguarda ancora solo il 21,2% delle imprese con almeno dieci dipendenti, mentre il contratto nazionale continua a coprire l’88,4% del totale delle retribuzioni di fatto”. Questa la sostanza della ricerca sulla contrattazione integrativa e le retribuzioni nel settore privato. “Il Ccnl – per la fondazione – si conferma dunque elemento insostituibile di autorità salariale, sia per quantità di applicazione nelle imprese che per percentuale di copertura retributiva”."Senza una funzione centrale del contratto collettivo nazionale il mondo del lavoro sarebbe spaccato in due, con una minoranza in grado di avere tutele anche avanzate è una grande maggioranza in condizioni marginali". Lo ha detto il segretario confederale della Cgil, Franco Martini. "Per questo - ha spiegato - Cgil, Cisl e Uil unitariamente hanno avanzato una proposta di riforma del modello contrattuale fondata sulla centralità del ccnl e sullo sviluppo di un secondo livello contrattuale, sia aziendale che territoriale. E al tempo stesso sostengono le categorie impegnate nel rinnovo dei contratti scaduti da molti anni".
Gli esecutivi unitari del 14 gennaio
Si è arrivati a questo appuntamento dopo gli esecutivi unitari dello scorso 14 gennaio. In quell'occasione i sindacati hanno approvato all’unanimità la proposta sulla riforma delle relazioni industriali, nella riunione all’auditorium di via Rieti (qui il testo della proposta). Nel particolare, al centro del progetto, c'è un nuovo sistema di relazioni industriali per il mondo del lavoro e per il paese, per affermare il ruolo delle parti sociali come elemento centrale di democrazia, tutela e miglioramento delle condizioni di vita e di impiego. Un sistema moderno che i sindacati intendono realizzare insieme. Dopo il via libera al documento le organizzazioni hanno espresso la loro soddisfazione. "È una giornata che serve molto a tutti noi - ha detto nelle conclusioni Susanna Camusso -. Dopo la piattaforma unitaria sulle pensioni del 17 dicembre, continuiamo a muoverci insieme". Sulla strada che ha portato alla proposta, ha spiegato, “abbiamo avuto un percorso complicato che ha costruito un’opinione unitaria. Le varie ipotesi che si rincorrono, come quella di Confindustria, hanno un preciso punto di conflitto, vecchio come il mondo: loro sostengono il primato dell’impresa. Le aziende pensano a un sistema di produzione che funziona sulla riduzione dei costi e ha bisogno di ridurre i salari". Con il testo, ha aggiunto, "sfidiamo le controparti su molti temi, come il nostro ruolo di soggetti regolatori".
Ultimo aggiornamento 13.25