PHOTO
“Il sindacato deve avere una sua proposta autonoma. Oggi proviamo a ripartire alla luce del lavoro fatto da alcune categorie capitalizzando le intese sui rinnovi. Quello dei chimici è un input importante. Sui meccanici non ce l'abbiamo fatta ad avviare una piattaforma unica, però è positivo il fatto che il tavolo – almeno quello – è unitario”. Così Franco Martini, segretario confederale della Cgil, che sarà al tavolo di mercoledì prossimo (25 novembre) con Cisl e Uil per riavviare la difficile trattativa con la Confindustria sul nuovo modello contrattuale.
Rassegna Un primo tentativo di far partire il negoziato è fallito il 22 settembre...
Martini In realtà noi un lavoro l'avevamo fatto fino a primavera scorsa, contrariamente alle tesi sulla fuga della Cgil dalla trattativa. Avevamo preparato questo tavolo per andarci con una posizione congiunta. Dopodiché la cosa si è stoppata perché la Cisl aveva già presentato una sua proposta, la Uil ha voluto fare altrettanto, mentre noi avevamo scelto di non farlo proprio per non irrigidire il confronto, altrimenti sarebbe stato tutto più complicato. In ogni caso le tre segreterie hanno deciso di riaprire il cantiere unitario.
Rassegna Accennavi ai chimici. Quell'accordo avrebbe dovuto sbloccare la situazione, almeno così sembrava, invece non si è sbloccato niente...
Martini È chiaro che esistono problemi di merito molto densi, molto pesanti. Comunque ripeto: l'obiettivo, con questa ripartenza, è provare a mettere in campo una proposta autonoma del sindacato. Da una parte c'è la Confindustria che forza il gioco, dall'altra il governo che minaccia un intervento a gamba tesa (con l'introduzione del salario minimo per legge, ndr). In tutto questo periodo abbiamo rischiato di andare a rimorchio delle sollecitazioni altrui. Adesso riprendiamo il filo del ragionamento che avevamo interrotto in primavera, naturalmente aggiornato alla luce di quello che nel frattempo è capitato. Tuttavia sarebbe sbagliato ridurre questa operazione a un approccio pseudo-ideologico – più secondo livello, più primo livello, produttività, il salario – anziché far prevalere un approfondimento di merito.
Rassegna In effetti, se si guardano i documenti della Cisl e delle Uil non sembra che ci siano solchi profondi...
Martini Sì. È la Confindustria che tende a ridurre la proposta di modello contrattuale a 'come ti pago il salario': in pratica vuole spostarlo a valle della produzione della ricchezza e non più a monte. Noi invece siamo per ridefinire un nuovo modello di relazioni industriali, quindi un'operazione più compiuta.
Rassegna Quali sono i punti da cui ripartire?
Martini Ovviamente la difesa del ruolo del contratto nazionale. Poi c'è la razionalizzazione del numero dei contratti nazionali, cosa di cui gli industriali non vogliono sentir parlare perché significa mettere il dito nella piaga della loro crisi di rappresentanza e di rappresentatività. La moltiplicazione dei contratti è figlia di quella disgregazione...
Rassegna Sulla partecipazione dei lavoratori?
Martini Anche su questo terreno siamo per aprire un capitolo nuovo, cosa che in Italia è inedita. Poi vogliamo implementare il ruolo del welfare contrattuale e delle forme di partenariato. Naturalmente si deve trovare il giusto equilibrio tra i due livelli di contrattazione, perché il 70-80 per cento della platea ha solo il primo livello: le politiche salariali non possono riprodurre queste differenze creando lavoratori di serie A che hanno la fortuna di fare il secondo livello e lavoratori di serie B che restano senza. Ovviamente, c'è anche la partita del salario, e lì valuteremo.