Per l’economia italiana e i conti pubblici sarà “un autunno complicato”. Lo ha detto Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil, nel corso della puntata di Economisti erranti trasmessa da RadioArticolo1. “L'autunno porta con sé tanti appuntamenti – ha spiegato Fracassi –, possiamo dire che si sta concludendo un ciclo tra virgolette magico. Il quadro internazionale si sta molto complicando, complice anche la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. Gli interventi dell'Unione europea si stanno esaurendo sul versante del quantitative easing della Banca centrale europea. La situazione impone una riprogrammazione di conti per il nostro paese. Abbiamo goduto di una fase esterna favorevole per alcuni anni, ma possiamo dire che non ne abbiamo approfittato. Il Fondo Monetario Internazionale porta le sue stime sulla crescita del Pil italiano all’1,2% per il 2018 e all'1% per il 2019. Quindi come dire una frenata più che un rallentamento piuttosto forte nel nostro paese”.

La “prima scadenza – prosegue Fracassi – sarà la definizione della nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza: un momento importante perché è una revisione delle stime del nostro paese alla luce di un contesto ovviamente mutato. Sappiamo che il precedente Def è stato costruito in una fase politica di chiusura di legislatura, quindi con delle indicazioni che necessariamente alla luce di quanto sta accadendo andranno riviste, dopodiché ci sarà la costruzione di una Legge di stabilità, di bilancio, molto complicata. Il quadro esterno sicuramente è peggiorato: le esportazioni che hanno trainato il nostro paese anche nell'anno precedente, soprattutto in alcuni settori, sono in frenata: per il mese di maggio l'ultima rilevazione ci dice di un meno 1,6%, mentre il dato su base annua è di 0,8. Tra l'altro quello che frena è esattamente l'export fuori dall'Unione europea, e lo fa in maniera molto consistente, quasi del 3%. Il quadro risulta quindi molto complesso sia per la definizione della legge di stabilità sia per la politica interna, perché è evidente che quella legge dovrà soddisfare almeno una parte delle promesse elettorali, che sono come sappiamo promesse molto costose dal punto di vista economico”.

 

“Le dichiarazioni del ministro dell'Economia Tria sono fortemente condizionate dalla situazione cui facevo riferimento – insiste la sindacalista –, e le soluzioni che lui propone, per ultimo nell’audizione che ha fatto in Senato pochi giorni fa, sono francamente poco convincenti. Il tema è come si recuperano risorse per affrontare gli impegni del nostro paese, una previsione di crescita che si riduce. Questo ha una diretta correlazione con i conti pubblici, non è una variabile indipendente. Il ministro propone sostanzialmente un intervento in linea con i governi precedenti, cioè una stretta osservanza del rapporto deficit-Pil, in base agli obblighi assunti con l'Unione europea”.

Per reperire le risorse Tria ha parlato di “pace fiscale”, ma – osserva Fracassi – “ci sembra più che altro un condono. lo si può chiamare come si vuole ma alla fine questo è, un condono fiscale, sicuramente un intervento molto preoccupante. Tra l'altro dovrebbe avere come cuore dei crediti da riscuotere, delle somme iscritte a ruolo che ormai sono diventate qualcosa di mitico, 871 miliardi di euro che sono già stati ampiamente ‘saccheggiati’. Sarebbe la terza rottamazione nel giro di due anni nemmeno”. “Buona parte di queste somme sono sostanzialmente non recuperabili, quindi l'importo complessivo sul quale si può intervenire è veramente molto basso. Se questa è la soluzione, non va bene”, conclude Fracassi.