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"Le banche possono essere un grande alleato per scoprire il lavoro nero e irregolare: possono fare da sponda importante per scoprire situazioni illecite e non lasciare soli i lavoratori". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, concludendo l'iniziativa "Moneta & Legalità. Meno contante, più moneta elettronica, contro evasione e corruzione", a cura della Fisac Cgil, che si è svolta oggi (25 novembre) a Roma nella sede del sindacato a Corso d'Italia. "Non di rado - ha spiegato - un lavoratore riceve un assegno, va a incassarlo in banca e restituisce una parte all'azienda. Gli istituti di credito quindi possono essere uno straordinario luogo di supporto ai comportamenti legali, perché una grande parte di illegalità viaggia proprio attraverso i contanti".
Il contante infatti "è il canale principale attraverso cui si determinano fondi per operare in altri campi", ha osservato Camusso. "Dobbiamo confrontarci anche con un problema culturale: se uno si presenta negli Stati Uniti con un rotolo di banconote è molto facile che lo fermino, e stiamo parlando di un paese con un alto concetto del turismo. In Italia invece la soglia dell'utilizzo dei contanti viene innalzata". Inoltre, ha proseguito, "bisogna farsi una domanda: maneggiare il contante costa? La risposta è che costa moltissimo: ha una ricaduta sulla pubblica amministrazione, le poste, le banche e anche per noi che paghiamo la commissione. Dunque i contanti costano".
"Una delle prime scelte da fare - a suo avviso - è chiedere alle poste di consegnare a tutti i pensionati un bancomat gratuito: così si comincia a risparmiare il costo, per il sistema postale italiano, di avere i soldi per tradurre in contanti gli assegni che i pensionati riscuotono nel giorno della pensione. Sarebbe un grande cambiamento, perché riguarderebbe 10-12 milioni di persone, e questo può cambiare proprio le abitudini di un paese".
Ai lavori della giornata, introdotti da Fiorella Fiordelli (segretario nazionale Fisac Cgil) e Nicola Cicala (Isrf Lab - Fisac Cgil), hanno partecipato Agostino Megale (segretario generale Fisac Cgil), Marco Bragadin (responsabile Rete e Retail di Banca Mps), Giovanni De Censi (presidente dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane), Cesare Damiano (presidente Commissione Lavoro Camera dei Deputati), Don Pino de Masi (Referente Libera Piana Gioia Tauro).
Al centro dell'iniziativa, ha spiegato la Fisac, "il tema dell’altissima percentuale di denaro contante circolante nel nostro paese, causa di illegalità diffusa come il riciclaggio di denaro sporco, l’evasione fiscale ed il pagamento in 'nero'", con lo scopo "di dimostrare al governo come l’uso di strumenti elettronici e tracciabili possa essere un valido argine a questi fenomeni illegali e come, invece, alzare la soglia dei pagamenti in contanti non vada in questa direzione".
"La legge di stabilità non ha la forza di invertire la tendenza sulla lotta all'evasione", ha detto il segretario generale della Fisac, Agostino Megale. "Le operazioni avviate da Renzi, la decisione del governo di alzare il tetto del contante da 1.000 euro a 3.000 euro si trasformano in un regalo agli evasori. Il problema della tracciabilità del denaro si colloca all'interno della lotta alla corruzione: questo ci riporta alla condizione critica in Italia, vicina a quella della Grecia, in cui economia criminale, illegale e sommersa corrisponde circa al 25% del Pil, ovvero circa 300 miliardi. Ci sono 3.5 milioni di lavoratori, di cui 600.000 migranti, e circa 410.000 imprese che non esistono per il fisco". Bisogna riflettere, ha aggiunto, "sul fatto che sono cittadini e pensionati a sopperire a quel che non pagano gli evasori, pagando negli ultimi tempi mediamente oltre 2.000 euro in più all'anno. Nel 2016 pensiamo a una grande campagna sula lotta all'evasione".
Così il presidente della commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano: "Non condivido e non capisco la decisione di Renzi di alzare la soglia. Il termine modernizzazione viene usato in modo improprio: modernizzare significa educare e correggere le abitudini". La digitalizzazione "segna una frattura con il passato ,ma ci dà una concreta possibilità per un'evoluzione verso la trasparenza: occorre confrontarsi con le abitudini di tutti i cittadini, quindi educare verso nuovi modi di agire. Le parti sociali e il governo - a suo avviso - devono collaborare in questa direzione tramite norme che progressivamente portino a maggiore tracciabilità e legalità".