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L'incontro del 26 aprile non ha avuto effetti positivi, quindi i lavoratori di Condotte d’acqua di Roma hanno deciso di scioperare. Lo faranno il 2 maggio, per otto ore, dalle 9 alle 18. Il tavolo del Mise, secondo Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil non permette altre scelte. I sindacati parlano di “poca chiarezza sia sul futuro del colosso industriale di via Salaria, sia sui livelli occupazionali”, ma anche di “continuo restringimento del perimetro aziendale”, che si traduce nella “continua perdita di commesse già aggiudicate” e nel depauperamento del capitale umano dovuto al licenziamento volontario di numerosi lavoratori di elevato profilo professionale”. Scelte che evidentemente rischiano di compromettere l’eventuale ripresa.
Lo stato di agitazione da parte del personale era già scattato nelle scorse settimane. Durante l'incontro del 26 c'era anche stato un presidio dei lavoratori davanti al ministero dello Sviluppo economico, mentre il 16 aprile scorso già erano state incrociate le braccia per due ore. La preoccupazione dei 3 mila lavoratori di Condotte per la difficile situazione finanziaria del gruppo, il terzo del settore delle costruzioni per ordine d’importanza, è grande.
La società ha presentato istanza di concordato in bianco, accolta dal Tribunale di Roma a metà gennaio. Una situazione di grande incertezza, dunque, soprattutto per i dipendenti di quello che è il terzo gruppo italiano del settore delle costruzioni per ordine d’importanza. I sindacati, in particolare, insistono sulla “mancanza di informazioni, il blocco del Documento unico di regolarità contributiva (Durc), la perdita di commesse in vari paesi esteri, tra cui la Norvegia, che hanno comportato licenziamenti e la dispersione di risorse umane strategiche per garantire la continuità aziendale”.
Già nella riunione del tavolo permanente, istituito sempre presso il ministero lo scorso 28 marzo, i sindacati avevano chiesto all'impresa maggiore chiarezza e la necessità di formulare un piano industriale per la salvaguardia dei posti di lavoro e del patrimonio di professionalità interno. “Le grandi imprese di costruzione in Italia – concludono Fillea, Feneal e Filca – rappresentano un patrimonio di know how e di capacità realizzativa che deve essere tutelato alla pari di altri grandi gruppi industriali”.