"Con la condanna a sei anni e l’interdizione dai pubblici uffici all’ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, si chiude una triste pagina di storia della sanità lombarda e non solo”. Così la Cgil commenta, con una dichiarazione congiunta della segretaria confederale, Rossana Dettori, e del segretario generale lombardo, Elena Lattuada, la notizia relativa all’inchiesta Maugeri.
“Con il processo e la sentenza, leggeremo le motivazioni. Al di là delle responsabilità riconosciute dei singoli, traspare – dichiarano le due dirigenti sindacali – come per anni un intero sistema si sia basato su una visione quantomeno 'distorta' nella gestione delle risorse destinate alla sanità e al welfare della Lombardia. Abbiamo sempre sostenuto come la tanto decantata eccellenza della sanità lombarda fosse da attribuire, in particolare, al lavoro onesto delle tante e dei tanti operatori sanitari, più che da un sistema di regole legislative”.
Per Dettori e Lattuada “le politiche della 'libertà di scelta del cittadino', degli accreditamenti, del depauperamento lento e costante del sistema pubblico, della scarsa prevenzione nel territorio a favore dell’incontrollata ospedalizzazione, hanno favorito il modello culturale di una sanità aperta al mercato, senza regole e, purtroppo, in alcuni casi 'disponibile' e permeabile al malaffare”.
“Per tali ragioni – spiegano le due sindacaliste Cgil –, abbiamo sempre sostenuto con forza e coerenza la necessità di guardare a sistemi sanitari e di welfare, in cui il governo della domanda e dell’offerta fosse necessariamente in capo alle istituzioni sanitarie pubbliche, con il controllo di una buona politica e delle istituzioni”.
“Risorse pubbliche in quegli anni venivano distolte dal sistema e destinate, attraverso meccanismi deliberativi, a svariate strutture sanitarie, di fatto alterando e controllando il sistema di risposta ai bisogni dei cittadini. Ripensare a quegli anni a quelle storture ci può ora aiutare, rafforzando l'idea che bisogna ripartire dal territorio e da una buona politica per garantire – concludono le due esponenti Cgil – un sistema sociale e sanitario pubblico e universale”.