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"Sulla ripresa è il caso di adottare una certa prudenza, che non guasta, invece di farsi prendere da facili ottimismi". Lo dichiara il segretario generale della Filcams Cgil, Maria Grazia Gabrielli, ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale). "Quest'estate - spiega - abbiamo registrato un trend positivo nel settore del turismo, che fa registrare un aumento della fiducia da parte degli utenti e consumatori, stesso andamento con un segnale di inversione di tendenza positivo c'è nel settore del commercio, che è un po' la cartina di tornasole in questi anni di crisi rispetto alla condizione del paese. Sono dati - però - tutti da consolidare, non si recupera ciò che è stato perso e le aziende, come raccontano i nostri delegati, continuano a vivere situazioni di criticità. Verifichiamo ancora tante difficoltà. Per questo serve prudenza".
Maria Grazia Gabrielli si sofferma sui contratti: "Le imprese continuano a non essere disponibili al rinnovo. Mancano all'appello ha ben 10 tavoli contrattuali aperti da oltre 22 mesi, quindi è una situazione di assoluta difficoltà. C'è una filosofia di fondo delle imprese che non varia, al di là dei segnali di ottimismo e ripresa, ovvero l'idea che oggi il contratto nazionale può avere ancora un ruolo e dare risposte anche sotto il profilo del salario solo se risponde alle esigenze delle aziende. Vogliono una rideterminazione dei costi del lavoro, anche attraverso un abbattimento delle condizioni di normative e dei diritti che oggi nei contratti nazionali sono ancora e attualmente previste. Solo in questo caso - prosegue - sono disponibili a ragionare di quote salariali, quindi c'è un'idea di contratto nazionale che non risponde più alle condizioni del lavoro, ma alle condizioni dell'impresa".
I prossimi scioperi della grande distribuzione sono fissati per il 7 novembre e ancora il 19 dicembre. "Noi siamo partiti 22 mesi fa - così il segretario -, con piattaforme che abbiamo costruito nei luoghi di lavoro e che costituivano il punto di partenza della trattativa. Dopo tutto questo tempo la difficoltà è evidente, abbiamo avuto punti di distanza che ci hanno impedito di raggiungere un risultato. Stiamo parlando di due grandi contratti nazionali che completano il settore del commercio: nel comparto abbiamo rinnovato un unico contratto a primavera di quest'anno, quello firmato e sottoscritto da Confcommercio. Ora c'è la necessità di mantenere nel settore un criterio di omogeneità rispetto a quel risultato, con 85 euro di aumento".
Nelle aziende invece si firmano contratti integrativi, come quello di Eataly. "Qui viviamo una situazione che non corrisponde allo stallo della contrattazione nazionale - aggiunge -, c'è l'accordo Eataly ma negli ultimi mesi abbiamo anche rinnovato dei contratti integrativi in Comifar, lo abbiamo fatto in aziende di information technology. Insomma, registriamo una vivacità da parte delle singole aziende. Più particolare il caso di Ikea: siamo arrivati a un accordo, da sottoporre a referendum, in seguito alla disdetta dell'integrativo da parte dell'azienda, dunque con una situazione conflittuale".